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Nel fuggi fuggi è l’Italia la meta prediletta in arrivo uomini d’affari e terroristi evasi

Più che una fuga, un espatrio pianificato con varie destinazioni. Sembra però esser l’Italia la meta prediletta di ricchi uomini d’affari egiziani, quelli che ruotavano intorno al potere del regime e che ora si guardano intorno, alla ricerca di amici da raggiungere in Europa, o in altre zone del Medio Oriente. Meno rischiose. Tra venerdì e sabato dall’aeroporto del Cairo sono partiti 42 voli privati con varie destinazioni, con a bordo persone vicine all’entourage di Hosni Mubarak. Soprattutto, la famiglia di Ahmed Ezz, segretario del partito del presidente che aveva abbandonato il suo incarico politico poche ore prima. Il tempo necessario a radunare qualche valigia di denaro e per il noto imprenditore Ezz è iniziata una nuova fase: secondo fonti della sicurezza aeroportuale avrebbe imbarcato i famigliari su un volo per la Penisola. Mentre lui si sarebbe diretto a Dubai. Discorso diverso per le migliaia di carcerati che circa 48 ore fa hanno forzato i blocchi delle prigioni, riversandosi nelle piazze egiziane. La prigione più grande del paese, quella di Abu Zabal, non ha retto l’urto. Detenuti illustri, come i 34 membri della Fratellanza musulmana arrestati preventivamente dal regime, la scorsa settimana, sono evasi con l’intento di restarci, nel Paese. Insistere nella protesta e conquistare l’Egitto con la propaganda, basando una nuova fase di governo sulla negazione delle relazioni con Israele e sull’odio per gli Stati Uniti, ripetevano ieri. Per farlo hanno abbattuto ciò che resta dei simboli della repressione. Le prigioni. Il problema è che da Abu Zabal, carcere penale tra i più grandi del Medio Oriente, sono evasi anche pericolosi estremisti che parlano italiano e con capi d’accusa che vanno dal terrorismo internazionale all’omicidio plurimo. Secondo il quotidiano «el Watan», che cita fonti della sicurezza, avrebbero con loro fucili sottratti alle guardie. L’allarme filtrato dagli apparati d’intelligence interessa dunque anche l’Italia: i controlli nelle piazze sono organizzati dagli stessi animatori della protesta. Nessuno verrebbe realmente verificato ed eventualmente fermato. Neppure gli uomini evasi da un'altra prigione, quella di al Fayoum. Tutti si confondono con il milione e mezzo di manifestanti arrabbiati. Alcuni marciano verso il Palazzo presidenziale, altri verso le coste. Qualcuno forse verso l’Italia.

Un approdo collaudato che può far gola a pericolosi detenuti in cerca di una boccata d'aria fresca.

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