Nel ponte chiude il 70% dei negozi: più facile fare la piega che la spesa

Attiva, accogliente, attraente. Così Milano viene presentata dal libriccino del Comune che, come ogni anno, fornisce informazioni sui servizi e le opportunità di svago utili a chi resta in città nel mese d’agosto. Quello descritto su queste pagine, però, sembrerebbe più un luogo sognato che reale, almeno stando alla denuncia del Codacons che lamenta «una situazione critica» per quanto riguarda l’apertura dei negozi, soprattutto quelli alimentari. Il vero problema, dicono, è la mancanza di coordinamento: «Un esempio? Stando ai dati forniti nell’opuscolo, in zona 6 per tutto il mese ci saranno sei macellerie aperte, ma dopo Ferragosto abbasseranno le saracinesche tutte le drogherie, le latterie, i negozi di frutta e verdura». Per questo l’associazione chiede a Palazzo Marino un intervento per garantire una turnazione più regolare anche a cavallo di Ferragosto: «Milano è una metropoli ed è anche una città con grandi capacità turistiche - dice il presidente Marco Donzelli - non si può pensare di lasciare agli esercenti l’iniziativa sull’apertura». «Serve a poco - continua Donzelli - che il Comune pubblichi un libriccino per segnalare i negozi che restano aperti, se poi sfogliandolo si scopre che in centro sono più le profumerie che i negozi alimentari».
Una preoccupazione condivisa anche da Assoedilizia: secondo una recente indagine dell’associazione, infatti, saranno oltre 350mila i residenti in città in questi giorni. Di questi, almeno il 40 per cento è rappresentato da anziani oltre i 65 anni. Per loro e per i 320mila turisti che transiteranno in città nel mese d’agosto l’accoglienza non sarà all’altezza delle aspettative: «Rispetto al passato Milano non è più una città desolata - precisa il presidente Achille Colombo Clerici - ma c’è ancora molto da fare perché possa competere con altre metropoli europee e mondiali che non registrano in alcun periodo dell’anno una chiusura consistente di attività».
Secca la replica di Giorgio Montingelli, consigliere delegato al territorio dell'Unione del Commercio di Milano: «Non mi sembra ci siano particolari problemi, visto che in ogni zona è rimasto aperto almeno il trenta per cento dei negozi - dice -. Il punto però è un altro: una volta c’era un fruttivendolo ogni 100 metri, aveva anche un senso parlare di turnazione. Oggi per quale motivo i pochi negozi di frutta e verdura che ancora sopravvivono nonostante la concorrenza della grande distribuzione dovrebbero rinunciare alle ferie per un incasso che, se va bene, si aggira attorno al 30 per cento di quello normale? Mi sembra che vogliano la botte piena e la moglie ubriaca. Il Codacons si ricorda di noi solo per dirci che dobbiamo prestare un servizio a chi resta in città, in particolare agli anziani. Però non mi risulta che abbia mai preso le difese dei piccoli commercianti che stanno chiudendo perché “schiacciati” dalla concorrenza dei centri commerciali.

Certo - conclude Montingelli - Milano sarebbe più vivace e più sicura anche in agosto se restassero aperti più negozi, ma alle condizioni attuali il piccolo esercente ci perderebbe soltanto. E, purtroppo, temo che sia un processo innarrestabile, come è accaduto in altre grandi città europee».

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