Serena Cipolla
da Milano
Le più consistenti sono in Francia, Gran Bretagna e Spagna: sono le agevolazioni fiscali e gli incentivi che hanno permesso lo sviluppo del mercato immobiliare e che hanno spinto famiglie, risparmiatori e società a investire sul mattone. Lo afferma uno studio messo a punto dallIstituto di Ricerche Scenari Immobiliari: «Mentre in Europa si spinge affinché il risparmio delle famiglie contribuisca alleconomia del singolo Paese, spiega il presidente dellIstituto Mario Breglia, lItalia è ancora molto indietro e ora con i nuovi provvedimenti va in senso contrario. Da noi imposte e tasse strangolano il mercato».
A fare la parte del leone in Europa sono i francesi con le Siic le Société dInvestissement immobiliers cotées. Si tratta di fondi aperti quotati alla Borsa Francese. Le società sono divise per tipologie e investono in immobili residenziali, commerciali e nel terziario in generale. Il rendimento delle Siic sfiora il 6%. I cittadini francesi che investono possono contare sulla riduzione del 50% dellimposta che devono pagare sui dividendi che ricevono. Niente imposte sui redditi. «Questi fondi - spiega Breglia - hanno avuto un impatto positivo sul mercato finanziario francese e lerario ha potuto incassare anche entrate tributarie importanti». I fondi pagano una exit tax del 16,5% in quattro rate, ma non vengono corrisposte imposte sui redditi prodotti dalla locazione e dalla cessione degli immobili, sui dividendi distribuiti dalle società controllate e sui leasing. Uno scenario, quello francese che ha interessato linvestimento di gruppi stranieri. Secondo Scenari Immobiliari, il regime fiscale di cui godono le Siic ha permesso lo sviluppo dei fondi francesi e ha rafforzato la loro posizione sul piano internazionale.
In Spagna i Fondi aperti pagano una imposta sulle società del dell1% se il patrimonio immobiliare è composto solo da abitazioni, ma sale progressivamente fino al 35% se gli edifici residenziali sono sotto il 50%. I risparmiatori hanno una trattenuta alla fonte sui dividendi del 25% ma non pagano imposte sulle plusvalenze se cedono le quote dopo quindici anni.
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