NEL RICORDO DI CHI NON C’È PIÙ

NEL RICORDO DI CHI NON C’È PIÙ

Marzia Fossati

I morti si sa, non vanno più a votare. Investire su di loro sarebbe quindi soltanto un’inutile perdita di tempo e denaro. Tenendo conto poi che Genova conta la bellezza, tra attivi e non, di quasi trenta cimiteri, il calcolo di quanto si risparmi a tirare i cordoni della borsa sulla manutenzione dei camposanti, risulta assai facile. Il risultato è, però, lo stato di pressoché totale degrado e abbandono in cui versano i cimiteri cittadini, peraltro senza concedere differenza alcuna tra zone più o meno «chic».
E cominciando una sorta di «tour cimiteriale» proprio dall’estremo levante cittadino, il primo camposanto che si incontra è quello di S. Ilario, sito in via Marsano, sulle alture di un quartiere residenziale i cui prezzi delle case a metro quadro sono tra i più cari della città. Eppure le residenze dei defunti, non paiono decisamente all’altezza di quelle dei vivi. Innanzitutto i vari livelli del cimitero, dall’ingresso scrostato e annerito, sono raggiungibili unicamente dallo scalone centrale, quasi interamente ricoperto da muschio viscido, tanto da rendere impossibile ad una signora anziana, che ieri si è recata in visita ad una parente, la salita in solitaria. «Quando vengo, mi faccio sempre accompagnare da mia figlia - racconta - i gradini sono troppo scivolosi, da sola non ce la faccio». Ma effettivamente anche la figlia, seppur ancora giovane e forte, pare incontrare qualche difficoltà. Il muschio è ovunque, scivoloso e traditore, ricopre la maggior parte dei vialetti non concedendo distrazioni al visitatore. Se poi si vogliono innaffiare le piante sulla tomba di un proprio caro, l’acqua conviene portarsela da casa, se non si vuole affrontare un pantano di fango e foglie marce in una strettoia buia e gocciolante di umidità per guadagnare la fontanella del secondo livello. Se si contano poi le erbacce cresciute indisturbate tra le lapidi e il bagno che praticamente è inesistente, questo primo cimitero, a parte la splendida vista mare, per cui comunque non serve manutenzione, necessiterebbe certamente di un concreto restyling.
Scendendo dalle colline di S.Ilario e procedendo in direzione centro su via Donato Somma, risulta ben difficile notare, sulla destra, l’ingresso del cimitero di Nervi 1, ormai in disuso, ma visitabile la mattina dei giorni festivi dalle 8 a… non si sa, perché il cartello posto sul cancello completamente arrugginito, senza un’insegna né una croce, è spaccato a metà. I giardinieri delle serre limitrofe hanno avvistato anche ieri i guardiani che entravano nel camposanto per espletare la manutenzione ordinaria, ma costeggiando la recinzione in muratura a monte, e arrampicandosi in cima per guardare giù, quello che si vede è un cimitero completamente abbandonato, con la vegetazione che ha preso il sopravvento coprendo quasi interamente le lapidi. È una foresta gotica di marmo sommersa da un verde lasciato crescere disordinatamente da chissà quanto tempo: è impressionante. I ragazzini della zona parlano addirittura di satanisti che saltuariamente si introducono nel camposanto per celebrare messe nere e cercare «reperti», perché, nonostante risulti regolarmente aperto, tutti considerano questo come.
Il cimitero principale della zona è comunque Nervi 3, in fondo a via del Commercio. Come a S.Ilario anche questo camposanto è strutturato su più livelli e la struttura nel suo complesso si presenta sporca e malandata. Tra le tombe a terra le erbacce vengono lasciate crescere indisturbate fino a coprire le lapidi, alcune delle quali sprofondano poi nel terriccio molle restando mezze storte o pericolanti, senza contare poi tutte quelle sbiadite dal sole su cui i nomi dei defunti sono ormai totalmente illeggibili. I bagni offrono uno spettacolo letteralmente raccapricciante, come solo delle «turche» che non vengono lavate da anni possono. Il moderno ascensore costruito qualche anno fa per raggiungere l’ultimo livello, è andato in malora per l’abbandono senza essere mai entrato in funzione. Costata al Comune una cifra ragguardevole, la struttura è ormai da buttare senza essere mai entrata in servizio, impedendo tra l’altro a anziani e disabili di accedere alle tombe più alte, che tra l’altro erano state fatte pagare fior di quattrini nell’ottica del servizio-ascensore offerto ai parenti. Qualche mese fa una delegazione del Comune si è recata a fare un sopralluogo sul posto promettendo di risolvere la situazione e contenere lo spreco, poi più nulla. Ci vorrebbe il Gabibbo.

Ma se la manutenzione sembra così carente, bisogna tenere conto del fatto che, che dall’ora di pranzo all’ora di chiusura, rimane un unico addetto ad occuparsi, da solo, di tutti i cimiteri della zona, che comprendendo anche il minuscolo Nervi 2, quindi quattro in totale. C’è un unico addetto, che insieme vigila, cura e chiude quattro cimiteri anche abbastanza distanti tra loro. Contando questo, fa fin troppo.
(1-continua)

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