Ma nel terziario i posti crescono del 10 per cento

Riccardo Re

È da poco finita la nottata di festeggiamenti, quando in una mattina sorridente post sbornia mondiale, nel centro genovese, al palazzo della Borsa, nuovi dati e statistiche sul terziario ligure e genovese non smorzano gli entusiasmi della città. Non proprio una festa, perché al convegno «Terziario e occupazione: le prospettive» si guarda al futuro partendo dai problemi, limiti e incognite della situazione attuale, ma la ricerca realizzata dallo studio «Vegnuti consulting» trasmette un cauto ottimismo.
Nonostante i non brillantissimi dati generali, in Liguria e a Genova, l'occupazione nel settore del terziario resiste. Tiene nel commercio e addirittura cresce nei servizi. I dati parlano chiaro: a Genova e provincia nel 2000 gli occupati erano 225 mila e oggi sono 20 mila in più. Solo nel campo dei servizi si è passati da 177 mila lavoratori a 195 mila e sensibili miglioramenti, nonostante una lieve flessione negli ultimi due anni, si è verificata anche nel commercio. «Sono dati importanti» spiega Maurizio Caviglia, segretario generale Ascom «perché evidenziano un andamento molto diverso da quello riportato in altre rilevazioni, come quelle effettuate a livello nazionale da Istat e Camere del Commercio che tendono a sottostimare il terziario». Dunque, una ricerca significativa, che va a monitorare settori dell'economia locale inesplorati fino a oggi.
Una ricerca voluta dall'ente Bilaterale Territoriale e che attraverso una particolare metodologia, individua risultati che lasciano particolarmente soddisfatto il suo presidente, Giuseppe Rodinò: «Oggi possiamo affermare che il 60 per cento delle imprese genovesi appartiene al terziario, coprendo oltre il 70 per cento dell'occupazione nel territorio». Notevole, anche perché, nella ricerca, si è deciso di non tener conto dei dati riferiti al turismo e alla ristorazione che avrebbero sicuramente intensificato il «peso» del terziario nell'economia.
A Genova, in particolare, l'incidenza percentuale degli occupati rispetto alla regione è elevata soprattutto nei servizi. Qui sono in grande espansione quelli legati all'informatica, al tempo libero e al benessere personale.
Come sottolinea Mauro Zavani, professore di economia aziendale all'università di Modena, preoccupa invece, in prospettiva futura, il fatto che a Genova oltre il 60 per cento delle imprese sia individuale, senza quindi particolari previsioni di espansioni aziendali e conseguenti aumenti delle assunzioni. Ma ad allarmare è soprattutto il dato che gli imprenditori non assumono perché giudicano il personale non necessariamente qualificato o disponibile. «Serve una nuova cultura della formazione professionale» avverte Rodinò, mentre Caviglia aggiunge: «Manca completamente l'alternanza scuola-lavoro.

Servono più istituti professionali che garantiscano non solo conoscenze teoriche, ma buone capacità lavorative. Anche la mentalità di molti genitori deve cambiare per favorire questi dignitosi percorsi di studio a sempre più studenti». Soltanto così, dicono, a Genova, i giovani troverebbero più facilmente un lavoro.

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