Nell’Unione è l’ora del tutti contro Ferrante

La Verde Milly Moratti: «Non ha alcuna esperienza di consiglio comunale»

Gianandrea Zagato

Bruno Ferrante spera che dopo le primarie, con la sua vittoria, smettano d’incanto le critiche contro di lui. Pia illusione dell’ex prefetto che, evidentemente, non conosce bene i suoi nuovi compagni di strada. E neppure gli sono d’aiuto i consigli «politici» soffiati nell’orecchio dal segretario provinciale ds, Pierfrancesco Majorino. Ma, attenzione, è difficile dargli torto: ormai è il tiro al bersaglio preferito dai suoi competitor del centrosinistra.
Un esempio? Anche l’ambientalista Milly Moratti spara sul candidato ufficiale della Quercia e della Margherita: «L’ex prefetto non ha alcuna esperienza di consiglio comunale». Giudizio inequivocabile di un amministratore pubblico e quindi senza prova d’appello nei confronti di chi, pensionato dello Stato, vorrebbe conquistare Palazzo Marino. Valutazione che s’accompagna a un’altra uscita firmata da Filippo Penati: «Negli ultimi giorni di campagna elettorale delle primarie bisogna rafforzare le energie per far emergere il profilo riformista» ma servono, aggiunge il presidente diessino della Provincia, «anche figure autorevoli e di grande esperienza».
Niente male, davvero. In un colpo solo, Penati, suggerisce a Ferrante di non vergognarsi di quella sinistra, di quei cugini che hanno governato Milano per decenni. Come dire: l’area socialista e riformista non è certo di casa nella squadra dell’ex prefetto. E che Penati lo ponga così in evidenza, be’ non appare proprio come un regalino per conquistare consensi e, magari, superare di forza quel premio Nobel che, giorno dopo giorno, mina pesantemente la corsa di Ferrante. O, forse, come confidano da via Vipacco, sede della federazione diessina, è ancora un’altra azione di disturbo di Penati verso quei vertici locali che, nei mesi scorsi, stopparono la sua voglia di candidarsi a sindaco. Interpretazione, quest’ultima, suffragata anche da quel giudizio elogiativo stilato da Penati nei confronti del candidato sindaco del centrodestra: «Letizia Moratti rappresenta la discontinuità del governo milanese».
Uscite che non possono non innervosire l’ex prefetto e che vanno di pari passo con il preannuncio dell’impossibilità per Ferrante - qualora vincesse - di trovare un’intesa post-primarie con gli altri candidati: «Dopo il 29 gennaio non ci potrà essere nessuna mediazione, nessun inciucio. Nessuna ammucchiata». Annotazione firmata da Fo che continua a considerare Ferrante come «un questurino». Definizione assai poco gradita dal rivale che, nei suoi sogni da sindaco, promette ai cittadini milanesi di «realizzare un registro delle coppie di fatto» insieme «all’istituzione di un assessorato all’immigrazione, con tutti gli sportelli comunali aperti anche per loro» e alla garanzia di un sostegno politico per «dare il voto agli immigrati» e, last but not least, la disponibilità a reclamare «quote d’ingresso degli immigrati in Italia più aperte».
Riconoscimenti che vanno di pari passo con la critica alla Bossi-Fini e a quei metodi d’accoglienza che nel suo recente passato difendeva con i denti. «Strumentalità evidente» commentano da Forza Italia, mentre Alleanza nazionale invita a scoprire le ragioni che spingono Ferrante a trasformare Milano in un gruviera «con parcheggi sotterranei» in quantità industriali che, Fo, considera invece «una speculazione indegna».

Quadretto familiare a margine del dibattito organizzato al teatro Strehler da Radio24. Sintesi che si conclude con un solo «no» di Ferrante: quello a confrontarsi con gli altri candidati sui futuri assessori e sulle idee.

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