Massimo Malpica
RomaNellinchiesta della Procura di Roma sul presunto «comitato daffari» intento a fare business con leolico in Sardegna spunta ora un consistente tesoretto.
Una somma che ammonterebbe tra gli otto e i dieci milioni di euro, della quale i carabinieri avrebbero trovato traccia nella documentazione contabile sequestrata al Credito cooperativo fiorentino, la banca di cui è presidente il coordinatore del Pdl Denis Verdini. A depositare quei soldi, persone che non avrebbero simili disponibilità economiche. Tanto che, secondo gli inquirenti, si tratterebbe di meri prestanome riconducibili allimprenditore di origine sarda Flavio Carboni, tra i nove indagati nella vicenda: per lui, come per Verdini, le ipotesi sono corruzione e riciclaggio.
Il denaro dunque sarebbe stato, nella ricostruzione della procura capitolina, riferibile proprio a Carboni. E quei consistenti flussi finanziari sono adesso al centro dellindagine relativamente allipotesi di riciclaggio. Anche gli ispettori di Bankitalia avrebbero passato al setaccio i conti dellistituto di credito toscano. Rilevando presunte operazioni di «abbellimento di bilancio», mirate a far apparire inferiore lesposizione della banca verso limprenditore Riccardo Fusi, ex ad della Btp, coinvolto nellindagine su G8 e grandi eventi.
Questa decina di milioni di euro è la seconda traccia finanziaria finita agli atti dellindagine affidata al pm romano Giancarlo Capaldo. Il mese scorso era infatti emerso il versamento al credito cooperativo di 64 assegni da 12.500 euro ognuno, per un totale di 800mila euro, da parte di due collaboratori di Carboni. Una cifra che gli inquirenti sospettavano fosse una «tangente mascherata», ma sulla quale Verdini aveva dato una differente versione, sostenendo che quei soldi fossero stati utilizzati per un aumento di capitale della società Toscana di edizioni, controllata dal parlamentare del Pdl, contestualmente allingresso nellazienda dei due pagatori, lautista di Carboni e una sua conoscente, Antonella Pau, questultima nipote del consigliere provinciale del Sulcis Pinello Cossu, anchegli iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Roma.
Gli altri nomi coinvolti nellinchiesta sono quelli del governatore sardo Ugo Cappellacci, dellassessore regionale sardo agli Enti locali Gabriele Asunis, del presidente dellArpa Sardegna Ignazio Farris, dellimprenditore edile Arcangelo Martino e del «magistrato tributarista» Pasquale Lombardi.
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