Nella brutta storia della Gea il sequestro di un portiere russo

Nigmatullin costretto a restare chiuso in un albergo per firmare un nuovo contratto. Un episodio che torna d’attualità nella vicenda dei procuratori chiacchierati

Nella brutta storia della Gea il sequestro di un portiere russo

Gian Marco Chiocci

da Roma

Istruzioni per l'uso: come si convince un portiere a firmare il contratto d'esclusiva. Nel filone giudiziario sulla Gea si affaccia la brutta storia dell'estremo russo Ruslam Nigmatullin finito al centro di un violentissimo scontro fra procuratori di calciatori culminato - così sembrano dire le intercettazioni - con il suo «sequestro» in un albergo romano a opera di brutti ceffi che avrebbero costretto l'ex erede del mitico Lev Jashin a consegnare telefonino, documenti e a non uscire dall'hotel se non dopo aver apposto una nuova firma su un nuovo contratto.
L'incredibile vicenda che avrebbe visto l'un contro l'altro armati vari procuratori (compresi i Moggi) rientra in una precedente inchiesta della procura romana sulla criminalità russa e sui suoi addentellati nel nostro paese. Un'inchiesta che si è persa per strada e che oggi è destinata a far parlare nuovamente di sé perché considerata d'interesse dai pm Palaia e Palamara, titolari del maxifascicolo sulla Gea nel quale si ipotizza il reato di illecita concorrenza sportiva con minaccia e violenza. La richiesta degli atti dalla vecchia alla nuova inchiesta sarebbe già stata avviata.
La storia del presunto sequestro tornata d'attualità in queste ore riguarda, per l'appunto, l'ex numero uno del Lokomotiv soffiato alla formazione moscovita e poi girato a costo zero al Verona grazie all'intraprendenza di un procuratore italiano di origini russe, Marco Trabucchi, finito sott'intercettazione perché legato per interposta persona all'uzbeko Alimzhan Tokhtakhounov detto «Taiwanchik», arrestato nel 2002 dalla Guardia di finanza nell'operazione antiriciclaggio East money, riarrestato per aver falsato le finali di pattinaggio artistico alle Olimpiadi invernali di Salt Lake City, considerato dall'Fbi uno dei cinque Padrini della mafia moscovita. Indagando più in generale sugli affari dei colletti bianchi col colbacco interessati a riciclare soldi nel calcio e nei calciatori, gli uomini della squadra mobile di Roma, coordinati dai pm Capaldo e De Martino, erano andati a sequestrare le carte della compravendita del portiere direttamente nella sede dell'Hellas Verona, della Lega calcio di via Rosellini a Milano e negli uffici della Figc, in via Allegri, a Roma. Volevano arrivare a capire chi tirava i fili di Nigmatullin e di giocatori dell'ex Urss disseminati per l'Europa. Anche perché a forza di intercettare teste di legno e faccendieri di boss mafiosi, qua e là spuntavano ovunque calciatori e procuratori.
Del presunto «sequestro» di Nigmatullin se ne ha sentore allorché la polizia capta una conversazione fra Trabucchi e un importante procuratore italiano nel quale si fa esplicito riferimento al trattamento che sarebbe stato riservato al portiere, reo d'aver giocato su due tavoli: prima con Moggi, poi con lo stesso Trabucchi (che alla fine riuscì a strappare il giocatore alla Gea). Si legge in una conversazione: «Ha firmato per la Gea… ieri gli hanno preso il cellulare… gli hanno detto di non parlare con nessuno poi gli hanno preso tutti i cosi... Sì, sì... Moggi si era messo d'accordo col presidente del Lokomotiv… ».
Nigmatullin era un pezzo pregiato del mercato perché considerato un giovane di belle speranze. Eppure non è mai andato alla Juventus (dove voleva andare) e nemmeno alla Lazio, (dove tanto s'era dato da fare il procuratore Vinicio Fioranelli, in buoni rapporti con Trabucchi). È finito al Verona, dove ha giocato poco. Quindi al Cska di Mosca, dopo di che alla Salernitana per scomparire definitivamente fra i campi gelati dell'ex Unione Sovietica. Il suo nome non è legato a parate memorabili bensì a problemi di transfert con la federazione russa, di gestione del cartellino, di legami con personaggi contigui a riciclatori di rubli e dollari sporchi. Se ne sono perse le tracce da anni ma non è escluso che possa tornare quanto prima in Italia con l'invito a presentarsi in procura in qualità di persona informata sui fatti: per raccontare come andarono le cose con la Gea, e come si svolsero realmente i fatti nell'albergo di via Veneto a Roma fra il 2001 e il 2002 quando il giovanotto veniva spesso in Italia per decidere del suo futuro insieme a vari procuratori. La Gea ha già detto che per quanto la riguarda «vi fu solo un abboccamento con Nigmatullin come solitamente avviene per molti giocatori ma nessun rapporto contrattuale».
La società di Alessandro Moggi ha aggiunto di non sapere assolutamente nulla dell'originaria ipotesi investigativa, rimasta sulla carta, di convincere con le maniere forti il portiere a evitare qualsiasi rapporto con la concorrenza. Per Trabucchi l'affare Nigmatullin si è tradotto in una normalissima operazione nella quale il portiere venne trattato a parametro zero solo perché in scadenza di contratto. «Vi fu solo un tentativo della Gea - ha detto - di mettersi in mezzo».

L'altro procuratore interessato, Vinicio Fioranelli, titolare della Fimo, ha ammesso di essersi dato da fare per ottenere la gestione del calciatore per conto di una società ma di aver lasciato perdere dopo aver saputo che la procura di Nigmatullin l'aveva la Gea, che invece nega.
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it

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