MilanoAllentrata della scuola di via Paravia i colori della pelle sono diversi. Giallo, caffellatte, nero, bianco. Uno spaccato di società multietnica che farebbe ingolosire un pubblicitario. I tratti asiatici e quelli di colore sono la maggioranza. I bambini bianchi pochi, solo uno su dieci. Ma entrano stoicamente nella scuola come se niente fosse, per loro è normale convivere con altri compagni, il colore della pelle non conta. Del resto, lo sparuto drappello degli italiani, lanno prossimo scomparirà. La prima classe che sostituirà la quinta uscente sarà formata da bambini stranieri, quasi tutti extracomunitari. Una spiegazione strategica cè. La zona è popolare, abitata quasi interamente da arabi e da nordafricani. Sette abitanti su dieci del quartiere masticano male litaliano. Dunque la scuola rispecchia la zona. In gran parte.
I pochi italiani, però, hanno deciso di non sostenere più la scuola multietnica. E nessuno vuol sentire parlare di razzismo. «Io vivo nelle case popolari di piazza Selinunte e Giacomo gioca ai giardinetti con i bambini di tutte le razze senza problemi spiega Rosa ma leducazione è unaltra cosa. Vorrei che mio figlio frequentasse anche coetanei italiani e imparasse prima di tutto litaliano». Per Elise, la mamma di Iacopo, i problemi sono gli stessi. «Gli stranieri spesso non socializzano, nessuno si presenta mai alle feste, soprattutto gli arabi. Le mamme con il velo in testa arrivano a prenderli a scuola e poi non si vedono più». Così lanno prossimo, lelementare di via Paravia parlerà solo straniero. E le maestre italiane non correranno il rischio di restare indietro con i ragazzini italiani. Non ce ne sarà neppure uno. A poche centinaia di metri di distanza cè unaltra scuola di confine, quella di via Carlo Dolci. Il rapporto italiani-stranieri è di quattro a sei, ma lanno prossimo sarà di tre a sette. E allasilo creato nello stesso complesso il rapporto è di uno a nove. Gli italiani che riescono a farsi iscrivere in scuole con meno presenza di extracomunitari scappano a gambe levate.
Nonostante ci siano buone maestre e un dirigente preparato e molto attivo. Che, non a caso, invoca da molto tempo lintroduzione delle quote per gli stranieri. Un modo per recuperare anche i ragazzini italiani del quartiere ora sparpagliati in altri plessi scolastici. Del resto, Alessandra, la mamma di un bambino di quinta elementare, non nasconde il suo disappunto: «Carlotta non liscriverò qui lanno prossimo. Lesperienza di mio figlio non è stata positiva. Nulla da dire sulle maestre, ma non basta.
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