Nella manovra niente tasse E ora l'opposizione rosica

L'opposizione e i giornali di sinistra uniti nel condannare la manovra, soprattutto la supertassa. C'è chi la definiva una manovra champagne o chi, come Bersani, diceva: siamo alla confusione non veco come possano quadrare i conti. Ma la cancellazione di superprelievo e supertassa ha spiazzato tutti. Intanto Berlusconi continua a tessere: non sono esclusi nuovi ritocchi. E sulle pensioni i giochi sono ancora aperti: c'è un jolly per la copertura

Nella manovra niente tasse 
E ora l'opposizione rosica

Peccato, la maggioranza non è implosa. La manovra è stata riveduta e corretta senza squarciare le tasche degli italiani. Falchi e falchetti, colombe e piccioni, che svolazzavano nel Pdl e nelle aree limitrofe, hanno trovato il loro punto d’intesa e hanno ripreso il volo senza beccarsi come galli nel pollaio. L’Italia può ripartire con un governo che ha intenzione, parole del premier, di tenere la barra dritta fino al 2013 al grido di avanti tutta con le riforme.

Se ne facciano, dunque, una ragione il Bersani chenonsachecosadire, il Di Pietro infuriato che aveva fatto il suo rocambolesco blitz in Parlamento, reclamando l’abolizione della province e adesso che sono state abolite, dal suo tanto odiato presidente del Consiglio, contro chi mai e che cosa potrà strillare. Ma se ne facciano una ragione anche il Casini che pasticcia nel voler parlare di «manovra pasticciata» e il club dei soliti noti del Fatto quotidiano.

Che, per muovere critiche al recupero, sia pure ai tempi supplementari, di Berlusconi, non trova niente di meglio che aggrapparsi alle ironie da baraccone e se ne viene fuori con la battutina sulla manovra partorita nelle «stanze dove si compiva il bunga bunga». Divertentissima, davvero. E soprattutto, come critica, di enorme spessore politico e, perché no? anche economico.
Visto e considerato il tono delle reazioni l’esortazione sorge, quindi, spontanea: «Rosicatori» di tutt’Italia unitevi e rassegnatevi perché il Cavaliere, ancora una volta, è riuscito a ribaltare a suo favore una situazione che sembrava decisamente ostica.

Dovrebbe prenderne atto per esempio anche un notista puntuale come Massimo Giannini. Che invece affida alle colonne di Repubblica un commento che pare proprio la quintessenza della «rosicatura». Vediamone un passaggio-chiave: «... Una volta tanto il presidente del Consiglio è stato di parola. Ha messo da parte le bottiglie per brindare all’accordo, ha detto durante il vertice di maggioranza ad Arcore. Dopo oltre sette ore l’intesa è arrivata.

Ma dall’estenuante braccio di ferro di Villa San Martino è uscito esattamente quello che Berlusconi auspicava: una manovra-champagne. All’apparenza, spumeggiante e piena di bollicine. Nella sostanza, sempre più inconsistente e piena di buchi. La partita politica dentro il centrodestra si chiude con un esito chiarissimo. Ora tutti alzano i calici, fingendo di aver portato a casa il risultato. La verità è ben diversa. L’unico vincitore è il Cavaliere, che ha messo in riga Tremonti e Bossi. Non metto le mani nelle tasche degli italiani, aveva tuonato il premier...». Meno male che invece il segretario del Pd usa toni distaccati ed esprime con chiarezza il suo pensiero al riguardo: «Siamo alla confusione, ad una quadra che non c’è, non vedo come possano quadrare questi conti», ha tuonato Pier Luigi Bersani dando così indicazioni ben precise sulle strategie alternative per risolvere il Paese dalla crisi. Decisamente più preciso e circostanziato Pier Ferdinando Casini: «Quella varata dal governo è una manovra confusa e pasticciata perché non introduce interventi strutturali» tanto più, è sempre il pensiero del leader dei centristi, che «questa manovra hai dei peccati originali che invece di diminuire nel tempo stanno aumentando».

Passi anche questa, perché, come si diceva all’inizio, lo spiazzato leader dell’Italia dei Valori, Tonino
Che c’azzecca Di Pietro, rintuzza punto per punto il piano del governo poggiando la sua risicata ma anche rosicata tesi sulla frase chiave: «La maggioranza è entusiasta della sua manovra? Anche Nerone era entusiasta, rideva e cantava mentre Roma bruciava». E poi, i suoi detrattori, dicono che non ha una formazione classica.

Ma a cucire insieme con l’ago e il filo della saggezza e della lungimiranza questo coro di critiche costruttive e di proposte concrete girate al premier, e ai suoi ministri, arriva anche la lapidaria dichiarazione del vicepresidente del Fli, Italo Bocchino che riguardo all’apertura al dialogo con

l’opposizione dichiarata dalla maggioranza, sentenzia: «Ci hanno abituati a essere scettici». Figuriamoci lo scetticismo che una simile, tostissima dichiarazione di scetticismo può suscitare nel suo già perplesso elettorato.

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