Nelle commissioni elettorali Penati «dimentica» la Cdl

I membri avranno il compito di valutare l’ammissibilità di liste e candidati. Nessun componente di Fi, Lega e An

Gianandrea Zagato

È la prova che l’Unione vuole giocare una partita elettorale senza fair play, anzi violando gravemente le regole democratiche. È l’elenco delle commissioni e sottocommissioni elettorali circondariali di Milano e provincia che, con decreto 31 gennaio 2006, sono state nominate formalmente dal presidente della Corte d’Appello, Giuseppe Grechi, su designazione del presidente della Provincia, Filippo Penati. Commissioni e sottocommissioni che, per intenderci, avranno anche il compito di vagliare l’ammissibilità delle liste e dei candidati e che, sorpresa, non vedono la presenza della Casa delle Libertà.
«Sì, i candidati di Forza Italia, An, Lega e Udc non figurano né tra i componenti effettivi della commissione elettorale circondariale di Milano né nelle quattro sottocommissioni del capoluogo. E lo stesso accade per quelle di Abbiategrasso, Cassano d’Adda, Legnano, Rho, Monza, Vimercate e Desio» denuncia Bruno Dapei, capogruppo provinciale degli azzurri.
Scoperta di un’entrata a gamba tesa del diessino Penati che «ha indicato alla Corte d’Appello solo i membri della maggioranza, nonostante la legge affermi chiaramente che deve essere sempre rappresentata la minoranza e ha pure avocato a sé la designazione dei rappresentanti che sempre secondo il decreto presidenziale 223 del 20 marzo 1997 spetta all’aula di Palazzo Isimbardi» continua Paola Frassinetti, capogruppo provinciale di An. Accusa di «un’operazione che dimostra l’arroganza del presidente Penati» aggiunge Paolo Del Nero (Fi): «Atto che intacca le regole più elementari della democrazia tentando di eliminare la presenza dell’opposizione nelle commissioni elettorali». Certo, quindi, il ricorso della Casa delle Libertà per impugnare il decreto di nomina firmato formalmente dal presidente della Corte d’Appello milanese che «è stato indotto a compiere un atto illegittimo dalla Provincia».
Ma al di là del versante giudiziario è evidente che quest’atto politicamente scorretto scardina il sistema delle garanzie: «È un biglietto da visita della campagna elettorale che non può non preoccupare. Chiaro l’intento di questa giunta di togliere ogni spazio futuro dovuto all’opposizione» commenta Giovanni De Nicola (An), mentre Max Bruschi (Fi) reclama «un intervento autorevole del presidente del Consiglio, Vincenzo Ortolina, che dovrebbe difendere e sostenere con più forza il ruolo dell’assemblea esautorata per volere di Penati». Commenti attorno a una violazione di legge che intacca un bacino elettorale, come quello di Milano e provincia, di quasi quattro milioni di elettori.

E se Giuseppe Foglia, capogruppo provinciale Ds, ammette «l’errore», il presidente Penati si limita ad osservare che «la procedura di designazione è identica a quella eseguita dall’amministrazione precedente ed è stata notificata dalla Corte d'appello di Milano. Dopo opportune verifiche, riferirò in merito alle nomine nel prossimo Consiglio provinciale». Replica che non risponde nel merito dell’accusa, di quella violazione commessa in barba a un decreto presidenziale.

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