Nelle intercettazioni deliri antisemiti e censure letterarie

Finalmente le intercettazioni telefoniche dai piani alti dell’informazione - politica, economia, mondo dello spettacolo e calcio - sono arrivate anche a quelli bassi. La cultura. Ghettizzati da sempre in pagine polverose zeppe di tomi illeggibili, mummificate polemiche letterarie e cavillose disquisizioni sull’autenticità di antichi papiri, oggi noi cronisti delle pagine culturali possiamo tirare un sospiro di sollievo, e spalancare anche le nostre pagine al vento benefico delle intercettazioni. Che, una tantum, svelano segreti inconfessabili non su escort, scalate alle banche o partite truccate. Ma su libri, festival e scrittori. Era ora. E tutto questo grazie a quel poliedrico organizzatore di eventi culturali che è il professor Giuliano Soria, già padre-padrone del «Grinzane Cavour» accusato di truffa aggravata ai danni di enti pubblici e molestie nei confronti di un collaboratore. Da qualche giorno La Stampa, purtroppo solo nell’edizione piemontese, sta pubblicando paginate con i contenuti delle telefonate del professor Soria nei mesi precedenti l’esplosione dello scandalo, nella primavera del 2009. Forti di un plot narrativo qualitativamente superiore alle media dei romanzi di genere contemporanei, le trascrizioni compongono un irresistibile feuilleton, anzi un morboso giallo ora dal sapore gastronomico-letterario, ora dai risvolti complottistici. Che non possiamo esimerci di riferire anche ai nostri lettori.
Ad esempio, le intercettazioni chiariscono definitivamente, con una prova filologica inoppugnabile, la genesi del thriller Il profilo del tartufo di Mercedes Bresso, l’ex governatrice della regione Piemonte col vizio della scrittura: le conversazioni in mano agli inquirenti dimostrano che la Bresso in una prima versione del romanzo aveva inserito nell’ultimo capitolo anche l’amico Soria, che compare tra i personaggi di una cena ambientata non a caso nelle sale del Palazzo Grinzane. Lo stesso professore ha il privilegio di leggere in bozze le pagine della Bresso e in una telefonata si dice «commosso» per le «bellissime parole». Il capitolo, però, sparisce proprio pochi giorni prima che il libro vada in stampa, da Rizzoli, quando scoppia lo scandalo Grinzane. Per «opportunità» la Bresso preferisce cancellare lo scomodo personaggio. In privato, invece, manifesta solidarietà: il giorno dopo l’arresto, cui La Stampa dà ampio spazio, il marito della governatrice manda a Soria un messaggio: «Io e mia moglie ti sosteniamo. È tutta una montatura. La Stampa è un giornalaccio di una famiglia declinante». Gossip!
Di genere horror, invece, la trama della telefonata intercettata il 30 gennaio 2009. Un antiquario reclama 1500 euro che Soria gli deve in quanto fornitore del Premio Grinzane. L’antiquario ha già chiamato altre volte, e il professore sbotta: «C’è un modo anche elegante di tallonare le persone... Non così da ebreo». Il fornitore: «Eh... Ma io sono ebreo!!». Soria: «Ah, è ebreo?». «Eh sì». «Allora abbasso gli ebrei se lei è ebreo, perché ha tutti gli atteggiamenti più orridi e schifosi degli ebrei. Va bene? Io invece non lo sono, per fortuna..

» \ Fino ad arrivare - in un esilarante se non fosse delirante crescendo antisemita - a frasi come: «Lei però non può snervare le persone! Avete già affamato il mondo, no!!! Quindi non puoi tallonare le persone, capito?» \ «Siccome nella vostra orda il soldo viene prima forse anche dei figli...» \ «Ce l’avete nel sangue, capito? È la cosa più orrenda che uno possa avere, questo atteggiamento vizioso sul denaro... Siete tutti uguali sul denaro». E per il resto, meglio stendere un pietoso omissis.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica