di Livio Caputo
Per la prima volta i lettori del «Giornale» sono andati alla scoperta della «Nuova Europa» e hanno scelto come meta i Paesi Baltici, gli unici nuovi membri della UE che facevano parte non del Patto di Varsavia, ma addirittura dell'ex Unione Sovietica. Sono anche i Paesi dell'Est che, nel complesso, hanno vissuto meglio degli altri il passaggio dall'economia di governo all'economia di mercato e che, da quando sono entrati a fare parte dell'Unione nel 2004, hanno registrato i tassi di sviluppo più spettacolari. Purtroppo, questa crescita tumultuosa, dovuta anche a una ubriacatura consumistica naturale dopo quasi mezzo secolo di dominazione sovietica e alimentata da un credito forse troppo facile, è sfociata, nel momento in cui è scoppiata la recessione mondiale, in una crisi molto seria, che ha costretto i governi di Vilnius, Riga e Tallinn a imporre alla popolazione pesanti sacrifici.
Una delle cose che più hanno impressionato i nostri lettori è stata senza dubbio la capacita delle tre popolazioni baltiche di assorbire questo duro colpo, di accettare senza troppi mugugni tagli agli stipendi, alle pensioni, alle prestazioni sanitarie e perfino alla pubblica istruzione intorno al 20 per cento e di guardare al futuro con relativa serenità. Tanto i lituani, quanto i lettoni e gli estoni sono talmente fieri della ritrovata indipendenza, dopo una storia tra le più tribolate d'Europa, che i sacrifici che oggi sono costretti a affrontare appaiono loro un prezzo accettabile per mantenere la nuova felice condizione. Questi sono Paesi dove le parole liberta, patria, orgoglio nazionale sono ancora scritte, idealmente, con liniziale maiuscola. Ciò non toglie che tutti tre sono entrati con entusiasmo sia nella NATO, che considerano uno scudo essenziale contro sempre possibili rigurgiti imperiali della Russia e cui hanno pagato senza fiatare il tributo di un contingente in Afghanistan, sia nella UE, che li ha ripagati con lo stanziamento di importanti fondi strutturali e che qui, nonostante qualche lamentela per le troppe interferenze di Bruxelles, e decisamente più popolare che in altri Paesi dell'Est.
In Italia, molti pensano ai tre Paesi Baltici come a una cosa sola, ma non e affatto così: ciascuno ha la sua lingua, la sua cultura, perfino la sua moneta, nell'attesa (che purtroppo la crisi prolungherà) di adottare tutti l'Euro. In Lituania prevale linfluenza polacca e tedesca, in Lettonia quella svedese e danese, in Estonia - anche per laffinità linguistica e la vicinanza geografica - quella della Finlandia. Anche lo sviluppo non e stato uniforme, con gli estoni - che pure sono considerati dagli altri un pò lenti - che grazie anche alle infusioni di tecnologia finlandese hanno decisamente sopravvanzato gli altri in termini di reddito pro capite: É da notare che sono stati due giovanissimi estoni a inventare Skype, l´innovazione che attraverso il computer ci permette di telefonare in tutto il mondo quasi gratis.
Unaltra cosa che ha impressionato favorevolmente i nostri lettori sono stati la pulizia e l'ordine che regnano nelle tre capitali, soprattutto nei loro centri storici pieni di bellissimi monumenti e contaminati poco o nulla dall'abominevole architettura sovietica.
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