«Nessun dipendente rimarrà per strada»

Il ministro Matteoli: «Si sta valutando l’ipotesi di ricollocazione in aziende pubbliche o di ammortizzatori sociali consistenti»

nostro inviato a Rimini
Il governo al fianco di imprenditori «coraggiosi», tanto per citare un aggettivo famoso, per salvare Alitalia. La soluzione sembra vicina, ma rimangono ancora alcuni punti da chiarire. A cominciare dalla questione Malpensa.
Ministro Altero Matteoli, sono giustificate le preoccupazioni sul futuro dell’aeroporto milanese?
«Assolutamente no. Malpensa non deve temere nulla. Lo scalo rappresenta una realtà importantissima e il governo farà di tutto per tutelarlo. Bisogna però affrontare un problema per volta. Adesso dobbiamo superare la fase emergenziale e poi, con senso di responsabilità, lavoreremo per trovare una soluzione adeguata».
Una presa di posizione che rassicura anche il Carroccio.
«A prescindere dalla Lega, Palazzo Chigi, ne sono certo, riuscirà a trovare una soluzione condivisa, collegiale».
Si sono aggiunti nuovi soci rispetto ai 10 previsti. Sono arrivati anche i piccoli...
«Tutti hanno messo a disposizione una cifra consistente, magari secondo le proprie possibilità. Il fatto che siano disposti a tirar fuori il loro denaro, vuol dire che vedono un futuro nel progetto della Nuova Alitalia. Hanno avuto dunque fiducia, sia nell'operazione sia nel governo».
Si parla anche di Lufthansa o Air France. Cosa c’è di vero?
«Potrebbe aprirsi una trattativa anche con una compagnia straniera, ma è presto per capire se il suo coinvolgimento avverrà subito, come socio, o solo in futuro».
Quando si è reso conto che la vicenda si sarebbe sbloccata?
«Sinceramente, lo si potrà dire solo dopo il via libera del Consiglio dei ministri in programma domani (oggi, ndr) e il pronunciamento del nuovo consiglio d'amministrazione della compagnia. Da quel momento bisognerà avviare subito le trattative con i sindacati. Un passaggio fondamentale, anche per capire se il percorso è condiviso».
Qual è la posizione del governo sul fronte esuberi?
«Da parte nostra c’è la massima attenzione al problema occupazione e faremo di tutto affinché nessuno rimanga per strada. Altrimenti il piano di salvataggio non rappresenterebbe un successo. Ma oggi sarebbe assurdo fare una stima esatta. Ripeto, bisognerà confrontarsi con i rappresentanti sindacali, la cui convocazione spetta al ministero del Welfare».
Si parla però di un ricollocamento; alle Poste ad esempio.
«Si sta valutando l'ipotesi della ricollocazione in aziende pubbliche o di ammortizzatori sociali consistenti».
Sulla scelta di Roberto Colaninno, nei panni di presidente, nessuna voce contraria?
«Personalmente, lo conosco da anni, da quando rilevò la Piaggio, facendola uscire dalla crisi. Mi chiese di incontrarlo per illustrarmi il progetto di rilancio industriale a Pontedera. All’epoca ero ministro dell'Ambiente e unico componente toscano dell'esecutivo. Andò tutto bene. Insomma, Colaninno mantiene le promesse».
Ha avuto modo di confrontarsi di recente con Berlusconi?
«L’ho sentito ieri (martedì, ndr). Si è arrivati alla soluzione grazie alla sua forte presa di posizione.

Grazie al suo coraggio avuto in campagna elettorale, con un atto di coraggio, opponendosi all’accordo con Air France. Ha detto no quindi all'annessione, lanciando la sfida ai nostri industriali, confidando nel loro coraggio e seguendo la trattativa giorno per giorno. Ha avuto ragione».

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