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Ma nessuno può mandare in pensione l’uomo classico

Ma nessuno può mandare in pensione l’uomo classico

Il classico? Che noia si diceva qualche stagione fa storcendo la bocca e turandosi il naso. In questi giorni, invece, la parola fluisce dalla bocca degli stilisti come la voce di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro quando canta «Meraviglioso» di Domenico Modugno: un classico che entra nella modernità e va dritto al cuore dei giovani. La moda riscopre la forma senza formalismi, torna alla più alta qualità, esprime con il linguaggio di oggi le sicurezze di ieri. Hamish Morrow, per esempio, ha dato una clamorosa dimostrazione di quanto si possa essere bravi nel declinare il dna di uno stile affermato e traghettarlo nel futuro senza tradirlo. «La grande sfida è stata innestare l'eleganza sullo spirito sportivo enfatizzando il corpo con una consapevolezza contemporanea» diceva ieri lo stilista sudafricano che vive a Londra e ha alle spalle collaborazioni significative come quella per Fendi uomo, al debutto come designer della linea uomo creata da Dirk Bikkembergs. Bella la doppia anima d'impermeabili in gabardine e di giubbotti con zip e tasche interne nascoste fra due strati, magnifici i cardigan tecnici in lana e nylon, confortevoli le maglie paricollo in cashmere senza cuciture. Un risultato eccellente che ha fatto dire a un ironico ma sincero Dirk: «Quasi meglio di quello che facevo io».
Certo per stare al passo con i tempi moderni, oltre all'iconica immagine di Charlie Chaplin stampata su una serie di T-shirt, Iceberg ha fatto una ricerca straordinaria sui materiali. «Abbiamo puntato su una lavorazione che risale a oltre quarant'anni fa e che solo pochi laboratori riescono ancora a fare» sottolineava infatti Paolo Gerani a proposito del panno pressato con la pelle e agugliato con il nylon per rendere speciali il parka, le giacche dai colori sfumati e altri mirabili pezzi che profumano di british style la collezione. Ma chi può parlar meglio di stile inglese se non un suddito di Sua Maestà? Lo ha dimostrato John Richmond con il suo punk-gentleman, un tipo con un piede a Savile Row e l'altro all'Ace Cafè. «Mi piacciono righe, quadretti, pied de poule, motivi tipici della tradizione immersi in un bagno di tecnologia» spiegava ieri lo stilista di Manchester facendo sfilare una giacca da motociclista in pied-de-poule, maglie trattate al laser effetto tattoo e un magnifico tuxedo nero tempestato di cristalli.
L'Inghilterra è insomma irresistibile destinazione anche di Rossella Jardini che nella collezione Moschino racconta l'incontro fra la sartoria e la trasgressione. «Se Savile diventa Rock, allora il nostro uomo che conosce l'aplomb un po' stropicciato degli abiti del nonno e del papà, scopre non solo la sartoria ma rivela un'anima rock» raccontava la stilista mostrando una sorta di educazione vestimentaria che dal doppiopetto principe di Galles e dai cappottini Chesterfield conduce alla libertà di stampe grafiti, di print di strumenti musicali, di giacche catarifrangenti. In ogni caso si tratta di uomini veri e credibili come quelli che ieri sera alla Triennale ha presentato Brioni, l'azienda italiana che con i suoi 170 milioni di euro di fatturato e il grande bagaglio di artigianalità, è entrata nella scuderia del gruppo francese PPR. Accanto ai modelli professionisti, c'erano tra gli altri il business man Leonardo Donà Delle Rose, gli attori Jack Guiness e Eros Galbiati, il capo della polizia di Oslo Vegard Vik.

Fra i capi più eclatanti, «Foglia», un leggerissimo cappotto Chesterfield in cashmere.

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