Nessuno vuole Ibrahimovic caro anche per gli sceicchi

Soldi pochi e il vecchio Ibra è in trappola, prima era incedibile, adesso è invendibile. Il Barcellona non sa più da che parte girarsi.
Voleva il Barcellona perché era stanco di vincere in cortile e si è fatto venire il nervoso. Il 23 aprile dopo un Inter-Samp di coppa Italia, gol suo, lancia il primo lamento: «Vorrei andare a giocare nella Liga», poi con la Lazio a San Siro mima il gesto dell’atto orale rivolto alla curva e qui chiude definitivamente. Voleva il Barcellona e per presentarsi al meglio ha voltato le spalle anche alla sua nazionale, un anno esatto dopo è il primo a rendersi conto del suo fallimento, c’è l’Inter al Camp Nou, scende nello spogliatoio dopo il primo tempo e fa: «Se l’Inter vince la Champions mi sparo». Sarà sostituito dopo 18’, come nella partita di andata a San Siro. Nel frattempo con Messi non si capisce, con Guardiola anche, e Mino Raiola, il suo procuratore, perde il senso della realtà: «Se Guardiola pensa di vendere Ibrahimovic è da ospedale psichiatrico». Raiola si scuserà: «Non avrei dovuto dire quelle parole». La stagione dei trionfi per lui finisce con 21 reti, 16 nella Liga e 4 in Champions, poco per uno pagato 50 milioni più Samuel Eto’o valutato 20, più altri 5 milioni per il mancato trasferimento di Aljaksandr Hleb. Poco per un calciatore sul quale pesa una clausola rescissoria di 250 milioni e un ingaggio da 12 per i prossimi quattro anni. Adesso Raiola si è messo nuovamente di traverso, nega ogni trattativa ma Ibra è stato avvicinato prima alla Juventus, poi al Milan e al City, quando a Barcellona hanno capito l’antifona hanno preso in esame l’ipotesi del baratto, Tevez, Pato, Fabregas, infine Robinho. Invendibile e intrattabile. Allora Ibra ha preso in mano il telefono, chiamate di cortesia per carità, Moratti gli avrebbe risposto che se fosse per lui, magari, forse, ma con la curva come si fa, e poi c’è il fair play finanziario, e con uno come Ibra se ne pagano tre buoni. Sandro Rosell, nuovo presidente del Barcellona, ne sta anche facendo una questione di principio, Ibra l’ha preso Laporta, e se c’è uno che non può vedere è proprio il suo predecessore, acquisti inclusi. Sbattere Ibra in mezzo a una strada è anche il peggior modo per denigrare chi lo ha preceduto alla presidenza, ma non basta aver ridotto l’offerta a 50 mln, neppure il City, che soldi ne ha, si getta nell’affare per un quasi trentenne che forse non fa più la differenza e andandosene gli farebbe risparmiare 96 mln di euro solo d’ingaggio. In un mercato che fluttua senza soldi e anche 200mila euro diventano argomento serio per convocare un consiglio di amministrazione, finisce che il vecchio Ibra rischia alla grande, proprio come ha sempre sognato di vivere.
Il calcio è pieno di queste storie, quella di Jorge Martinez sta per iniziare: «Le mie congratulazioni perché raggiunge il sogno di giocare in una squadra fra le più importanti d’Europa». È il saluto del presidente Pulvirenti all’attaccante uruguaiano da oggi bianconero con un quadriennale a 1,2 mln a stagione, 12 per il suo cartellino, lunedì l’annuncio. «Farò il presidente assicurando il massimo impegno per fare tornare grande la Juventus, dal mercato alla ristrutturazione societaria, alla difesa dell’immagine bianconera anche nelle sedi istituzionali». È la solenne promessa ai tifosi di Andrea Agnelli sul sito della società, evidente il riferimento alla restituzione degli scudetti revocati, ci sarà da scrivere. Marco Amelia martedì firma per il Milan, arriva in prestito gratuito. Storari ha trovato l’accordo con la Juventus, ballano circa 200mila euro ma anche qui la firma è a breve. Ci sarebbero piccoli problemi economici anche per Allegri al Milan, vecchi contenziosi con Cellino, questione di poche centinaia di migliaia di euro. Il tecnico ha chiesto aiuto al Milan che gli ha risposto che non intende entrare nel merito della faccenda. Davide Lippi, agente di Giorgio Chiellini, fa sapere che la situazione è cambiata: «È ora che abbia un contratto da big.

Ha firmato due anni fa, era giovane e ora sono arrivate due stagioni ad alti livelli». E lancia un promemoria alla dirigenza: «Manchester United e Real Madrid sono grandi club che farebbero la gioia di qualunque giocatore». Soldi pochi, idee anche, non tutti l’hanno capito, mercato decadente.

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