Sono 17.107 gli imprenditori rumeni titolari di aziende in Italia e di questi uno su sei opera a Roma. Un primato nazionale destinato a lievitare nel corso del 2007: per effetto dellallargamento dellUnione europea, gli imprenditori romeni dovrebbero crescere del 40 per cento nel territorio romano. Tanto che si prevede la nascita di 1.092 nuove aziende guidate da titolari provenienti dal Paese dellEst. A dirlo è una elaborazione della Camera di Commercio di Milano basata sui dati del registro delle imprese al terzo trimestre 2006. Secondo i dati, le ditte con titolare rumeno nel 2006 a Roma erano 2.730. Un numero superiore a quello di tutte le altre province dello Stivale. Più del doppio di quelle presenti a Milano. E su un totale di 162.044 imprese operative nel territorio, quelle di proprietà di rumeni nella capitale rappresentano l1.68 per cento. Una quota orientata ad estendersi visto che, in base ai trend di iscrizione al registro delle imprese e alle stime sulla popolazione rumena, la Cciaa di Milano prevede che nella capitale ne dovrebbero nascere nel 2007 oltre un migliaio, ovvero come in nessuna altra parte del Paese. A Torino, ad esempio, di aziende di rumeni ad oggi se ne contano 2.431, mentre nel 2007 se ne attendono altre 972. A Milano invece se ne censiscono 1.315 e altre 526 sono attese per lanno in corso.
Lindagine Cciaa, comunque, mette in rilievo che, in quanto a concentrazione (ossia il peso sul totale delle imprese del territorio) il primato della capitale è scalzato da Arezzo (2,30 per cento) e Torino (2 per cento). Ma i nuovi inquilini dellUnione europea, a Roma e provincia, non sono soltanto titolari di aziende. Molti rivestono anche altre cariche dirigenziali: 221 sono gli amministratori, 99 sono soci, 17 ricoprono altre funzioni. In questi casi Milano e Torino sottraggono alla capitale il primato italiano. Nelle aziende del capoluogo meneghino, infatti, gli amministratori rumeni sono 325, mentre a Torino si contano 132 soci. Il settore in cui operano i titolari rumeni è in prevalenza quello delle costruzioni (75 per cento). Seguono commercio (7,6 per cento), attività manifatturiere (5,6 per cento) e via via tutti gli altri.
«Il tasso di crescita delle imprese di Roma e Lazio riportato dallanalisi congiunturale della Camera di Commercio di Milano - afferma Francesco Saponaro, presidente del Gruppo Misto e membro della commissione Attività produttive della Regione - si rivela come un elemento significativo, il cui risultato non può essere solo il frutto del lavoro di un anno. Non dimentichiamo che nel corso della precedente legislatura è stato tracciato un percorso e ci siamo mossi affinché ci fosse un interesse da parte degli investitori italiani e stranieri a spendere sul nostro territorio. Anche se non è la Regione da sola che convince gli investitori ma è il territorio stesso ad essere attore di questa azione di convincimento. Ora si tratta di dare omogeneità a un sistema con comparti produttivi fortemente innovativi, settori connotati da dinamiche più elevate di valore aggiunto e, quindi, più competitivi, come lo sviluppo del distretto della logistica».
«Da oltre un anno - continua Saponaro - ci stiamo battendo perché prenda forma questo segmento produttivo, in quanto si rivolge al settore dei servizi che è trainante e che potrebbe creare tra Civitavecchia e Fiumicino un bacino della logistica di fondamentale importanza e strategia».
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