Dopo Il mistero dei templari, Jon Turteltaub, anzi il produttore Jerry Bruckheimer - che tanto tiene ad apparire - ne firma il seguito, Il mistero delle pagine perdute. La formula è la stessa: un ibrido di Indiana Jones e Codice Da Vinci. Nicolas Cage s'è fatto il lifting agli occhi, così ora somiglia più a Christopher Lee giovane che a se stesso nel film precedente; dei suoi luoghi comuni ha conservato la tendenza a lasciar cadere la mandibola per simular stupore: è il suo principale titolo per ambire all'eredità di James Stewart.
Se quest'ultimo entrava al Congresso degli Stati Uniti, in Mr. Smith va a Washington, per denunciare la corruzione politica, Cage entra alla Casa Bianca per frugare nella scrivania del presidente (Bruce Greenwood, che in Tredici giorni era Kennedy e ora è G. W. Bush). Cage cerca un'iscrizione che gli consenta di raggiungere una città d'oro, il cui segreto era noto solo alla regina Vittoria (!) e di cancellare il sospetto che un avo avesse partecipato al complotto contro il presidente Lincoln. Indifferente al ridicolo involontario, l'unico di cui abbondi, Il mistero delle pagine perdute procede flebile e prevedibile, fra brividi fasulli, sostenuti dalla larghezza di mezzi, che consente almeno una notevole ricchezza visiva, il minimo per un film-panettone.
I comprimari sono nomi noti e stimati: Jon Voight, Harvey Keitel, Ed Harris, Helen Mirren e Diane Kruger.
Il MISTERO DELLE PAGINE PERDUTE di Jon Turteltaub (Usa, 2007), con Nicolas Cage, Jon Voight. 126 minuti