Da Nicole a Monica, la Festa è tutta in rosa

Piera Detassis: «Con ben venti registe in programma, questo è davvero un festival donna»

Cinzia Romani

da Roma

La capitale, ieri comatosa, dopo il mix di traffico e pioggia a tempesta, iniettato nelle sue pietrificate vene di Urbe-museo, si è ripresa all’annuncio della Festa internazionale di Roma, l’Evento dei Cine-eventi, che s’ispira a Cannes (per il marchè) e a Hollywood (per il glamour), ma non a Venezia (per il concetto di festa pop, lontano dall’idea di Mostra per cinéfili al Lido). «Ci sentiamo come al primo giorno di scuola», dice il presidente del comitato direttivo della Festa, Goffredo Bettini, dal palco della Sala Petrassi, nel cuore dell’Auditorium realizzato da Renzo Piano.
Dal 13 al 21 ottobre, questa struttura culturale prima in Europa, per incassi, accoglierà la prima edizione di qualcosa di speciale. «Cosa ci attendiamo? Di formare un nuovo pubblico, scoprire nuovi talenti e portare risorse al territorio», auspica Bettini, che parla di bus-navetta per gli operatori del settore, terrorizzati dal dover fare base in uno dei posti più impervi della metropoli, un deserto dei Tartari attrezzato. Intanto, eccolo invocare «un po’ di generosità da parte dei nostri critici». Da uomo di mondo, Bettini sa che la mobilità sarà un incubo: non a caso le grandi città europee non ospitano festival e il FilmFest di Berlino esisteva prima che la metropoli divenisse capitale della Germania unificata. Oltre le considerazioni da vigilia, il programma si articola in sei sezioni principali, con novantacinque titoli tra lungometraggi, documentari, medio e cortometraggi, ai quali vanno aggiunti i ventinove programmi retrospettivi e gli undici titoli della sezione New Cinema Network. Sedici i film in concorso, ma la novità è che a premiarli penserà «una giuria di cinquanta veri spettatori, presieduta da Ettore Scola: spetterà a loro dire se abbiamo colto nel segno», annuncia il direttore generale Giorgio Gosetti.
Zero capricci alla Deneuve, dunque, ma «una platea a disposizione per autori che hanno saputo creare un percorso originale, riferendosi a un pubblico: oggi, infatti, sappiamo che non esiste il pubblico», spiega Gosetti, lieto d’aver messo in lizza (Cinema 2006) Mon colonel, film franco-belga di Laurent Herbiet, «dichiarato omaggio a La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo, quarant’anni dopo il Leone vinto a Venezia».
E se «il pubblico europeo deve cercarsi il suo cinema», ecco, fuori concorso, il tedesco Offset e il francese Les ambitieux, «che ha scommesso su Roma, prima di uscire in Francia», nonché L’uomo della carità di Alessandro Di Robilant, sulla figura di Don Luigi Di Liegro (prossimamente in onda su Mediaset). Il nuovo film di Roberto Andò, infine, Viaggio segreto (evento speciale, come The departed di Martin Scorsese) «chiude il percorso ideale che ci siamo dati», spiega Gosetti, mostrando il premio per il Miglior Film, un Marc’Aurelio di Bulgari. E le star? Ottime e abbondanti nella sezione Première, diretta da Piera Detassis: Nicole Kidman, presente in concorso con Fur, di Steven Shainberg, e Monica Bellucci bis (cammeo in N di Virzì, ma protagonista de Le Concile de pierre, dov’è magra e con i capelli corti); Sean Connery, cui è dedicata la retrospettiva omaggio, e Viggo Mortensen (eroe dello spagnolo Alatriste); Richard Gere (presente con The Hoax, L’imbroglio) e Leonardo Di Caprio; Mira Nair, che porta il suo The Namesake e Martin Scorsese e Harrison Ford. «La Festa è femmina. Con venti donne registe, caso unico al mondo», scherza la Detassis. Le stelle, però, s’industrieranno con Il lavoro dell’attore, curato da Mario Sesti, che spiega: «Negli incontri con il pubblico Sean Connery commenterà cinque sequenze dei suoi film.

L’idea della Festa è in tale condivisione». Del resto, «il cinema non è un panda da salvare, ma una grande risorsa», afferma Veltroni, un occhio al tutto esaurito negli alberghi e un occhio a Isabella Rossellini, ieri madrina della mostra su papà Roberto.

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