Roma - I conti tornano. E il «buco», la fassiniana «tassa di successione del governo Berlusconi», la bersaniana «polvere sotto il tappeto», alla fine non si trovano. Il fabbisogno di cassa del settore statale chiude il 2006 con un «rosso» di 35 miliardi e 200 milioni di euro, il 41 per cento in meno rispetto alla fine del 2005, quando si giunse a poco più di 60 miliardi. È il dato migliore dal 2002.
È necessario ricordare che la Relazione previsionale e programmatica del 29 settembre indicava una stima di fabbisogno a 47 miliardi e 700 milioni di euro. I conti sono dunque migliorati di 12 miliardi e mezzo in pochi mesi. O forse, il governo voleva giustificare una manovra finanziaria pesante, da oltre 35 miliardi di euro.
«A differenza del governo Prodi, il tempo è galantuomo», si limita a osservare Giulio Tremonti, che nei mesi scorsi è stato messo in croce per il presunto buco della finanza pubblica. Ed il suo successore alla guida del ministero dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, non può sottacere che il buon risultato è dovuto, oltre alle maggiori entrate fiscali, «alle iniziative per il controllo della spesa pubblica assunte con la manovra di bilancio di fine 2005», cioè da parte del governo di centrodestra. «Il saldo per il 2006 - spiega una nota di via XX Settembre - beneficia soprattutto di un afflusso, nel corso di tutto l’anno, di entrate fiscali superiori alle previsioni, ed è frutto delle iniziative per il controllo della spesa» prese a fine 2005 e nel giugno 2006.
Il grande calo del fabbisogno (che, ricordiamo, non è l’aggregato finanziario valido ai fini europei) non deve però, secondo Padoa-Schioppa, far abbassare la guardia sulla finanza pubblica. «Il consuntivo 2006 rappresenta un risultato molto positivo. Il netto miglioramento del fabbisogno - osserva il ministro - costituisce una base solida per l’attuazione della finanziaria appena approvata. Questi dati incoraggianti - aggiunge - non autorizzano in alcun modo ad allentare lo sforzo di risanamento dei conti pubblici. La politica di bilancio deve essere continuata con determinazione, al fine di sostenere la crescita del Paese». Padoa-Schioppa, evidentemente, incomincia a paventare i risultati del dibattito di maggioranza sulle pensioni e sugli ammortizzatori sociali, che conduce fatalmente a un aumento della spesa previdenziale.
«Tps» non ha tutti i torti a sollecitare prudenza e sangue freddo ai colleghi di governo. Se la cifra annuale del fabbisogno è particolarmente positiva, note meno soddisfacenti giungono infatti dal dato del mese di dicembre. Il saldo è risultato positivo per 21 miliardi di euro, ma con un calo di oltre due miliardi rispetto ai 23 miliardi e 300 milioni del dicembre 2005. Tutto questo autorizza a pensare che l’autoliquidazione di novembre-dicembre non sia andata così bene. E che il famoso «effetto Visco» sulle entrate sia soltanto un’invenzione. Al contrario, non è escluso che sui contribuenti abbia pesato un «effetto finanziaria» che li ha spinti ad essere molto prudenti (o altro) nei versamenti all’Erario di fine anno. Secondo la nota del ministero dell’Economia, il dato di dicembre sconta invece il venir meno di entrate straordinarie (cartolarizzazione dei crediti Inps e altro) e i finanziamenti per la Tav ferroviaria e alcuni progetti internazionali (Eurofighter e fregate Fremm).
«I conti italiani sono a posto, e il merito va a Berlusconi e Tremonti - commenta l’europarlamentare Renato Brunetta - mentre Prodi e Padoa-Schioppa per mesi hanno ingannato gli italiani». E ora gli economisti incominciano a fare previsioni sul dato «sensibile» per l’Europa, cioè il rapporto fra indebitamento della pubblica amministrazione e pil. Se il fabbisogno si è quasi dimezzato, passando da 60 a 35 miliardi, è evidente che anche il deficit dovrà migliorare. Pur non costretto a farlo, il governo ha però deciso di caricare sui conti di quest’anno sia gli oneri della sentenza Ue sull’Iva delle auto che i bond dell’Alta velocità. Senza questi gravami, il deficit-pil sarebbe poco sopra il 3%, cioè vicino ai limiti di Maastricht.
«Un miglioramento del fabbisogno pari a 1,6-1,7 punti di pil è troppo bello per spiegarlo soltanto con l’andamento del ciclo economico - osserva Marco Valli, economista di Ubm (Unicredit) - ; la notizia è positiva per il deficit, ma in un’ottica di medio periodo bisogna attuare un contenimento strutturale della spesa. E sotto questo aspetto - conclude l’economista - la Finanziaria fa poco».
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