Niente esuberi, ma per i sindacati è l’ultima chiamata

Sergio Marchionne scommette sull’Italia e sull’auto, cogliendo in contropiede l’ala dura e intransigente dei sindacati, quella legata alla Cgil, e smentendo di fatto il de profundiis recitato da alcuni quotidiani, sulla presenza produttiva di Fiat Group Automobiles nel Paese («nessun taglio, ma aumenti di organico», la risposta del top manager). Ancora una volta l’ad del Lingotto ha sorpreso il mercato. Il Lingotto, dunque, investirà in Italia 26 miliardi entro il 2014, più altri 4 in ricerca e sviluppo, per un totale di 30 miliardi di euro.
«È un livello enorme - ha affermato - pari a due terzi delle risorse destinate a tutti i business del gruppo Fiat a livello mondiale». Per puntare sull’Italia, comunque, Marchionne pone alcuni paletti e, una volta scoperte le carte, lancia un messaggio chiaro a governo e sindacati: «Adesso - ha avvertito - si dovranno ridefinire gli accordi con le organizzazioni di categoria e se non saranno accettate le condizioni che porremo, è già pronto un piano B. E non si tratta di una prospettiva molto bella. Quella che ho presentato è un’occasione che si presenta una volta sola». Le controparti, dunque, quando di siederanno al tavolo con Fiat, si troveranno davanti a un bivio: prendere o lasciare e, in tal caso, vedere trasferire fuori dall’Italia buona parte della produzione di auto. Ecco allora prendere corpo il progetto «Fabbrica Italia», illustrato ieri a Torino, messo a punto per rinsaldare in maniera permanente le radici del Lingotto nella penisola. L’impegno di Fiat è quello di più che raddoppiare «dove abbiamo le nostre origini» la produzione di veicoli, portandola dalle 650mila unità del 2009 a 1,65 milioni, di cui 250mila veicoli commerciali, nel 2014. «È un’opportunità enorme per creare occupazione - ha detto l’ad - ma sarà indispensabile la flessibilità della forza lavoro e dei dirigenti. Gli stabilimenti possono funzionare solo se operano a piena velocità e nel 2014 tutti gli impianti avranno raggiunto la capacità ottimale di utilizzo». Marchionne ha spiegato che «basandosi sui criteri “Harbour” (meno ore di lavoro per veicolo, a fronte di un incremento della produttività), l’impianto di Mirafiori («avrà un futuro molto Alfa Romeo») aumenterà dal 90 al 122% l’utilizzo, con una crescita del 24% della capacità tecnica e, ha spiegato, «per raggiungere l’aumento di produzione di circa 100mila vetture entro la fine del piano non c’è l’esigenza di incrementare la capacità, ma è previsto un piano per riconfigurare l’impianto di verniciatura al fine di migliorare i flussi produttivi». Mirafiori, dunque, realizzerà architetture Small (city-car) e Compact (medie).

Marchionne ha poi ricordato che nel 2009 anche la fabbrica di Cassino «ha operato ben al di sotto della capacità», mentre nel 2014 «i volumi saranno quasi quadruplicati e i modelli prodotti basati sull’architettura compact». A essere sacrificato, alla fine, resta lo stabilimento di Termini Imerese.
PBon

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