Niente obbligo di coalizione e 200 parlamentari in meno I tre leader trovano l’intesa

Accordo su riforma della Costituzione e nuova legge elettorale Spunta un sistema tedesco bipolarizzato. Lega e Idv in rivolta

Roma - Il grande accordo - così è almeno sulla carta - è stato raggiunto nell’ufficio di colui che fino a qualche mese fa era considerato da una parte della politica l’uomo che lacerava il Paese. Eppure, coincidenza dei luoghi, proprio nella stanza alla Camera di Silvio Berlusconi la politica ha trovato ieri un’inedita sintonia, che potrebbe dare fiato al governo Monti per tutti i mesi necessari al compimento delle promesse depositate sul tavolo, e non sono poche.

Il vertice della maggioranza, composto in primis da Alfano, Bersani e Casini, ma contornato da molte altre presenze di tutti i partiti che appoggiano l’esecutivo, ha infatti posto le pietre miliari di due riforme ritenute fondamentali, a prescindere dai disaccordi feroci sulle modifiche del mercato del lavoro: riforma costituzionale e nuova legge elettorale, con un «percorso parallelo». Saranno questi i due fari dei prossimi mesi, e su entrambe le questioni arriveranno le prime indicazioni certe «entro due settimane», con partenza del dibattito dal Senato. Le novità più importanti in cantiere, parzialmente annunciate: la riduzione del numero dei parlamentari (di circa un quarto degli eletti: si punta a 500 deputati e 250 senatori) e una nuova legge elettorale che rimetterà sostanzialmente nelle mani dei cittadini, così dicono i leader, e non più dei partiti, la scelta dei parlamentari, con il mantenimento parziale del bipolarismo: con le nuove norme ci sarà «la restituzione ai cittadini del potere di scelta dei parlamentari», recita un comunicato congiunto. Queste riforme saranno affiancate dal rafforzamento dei poteri del premier, oltre che dalla revisione dell’età dell’elettorato attivo e passivo. La nuova legge elettorale non prevederà l’obbligo di coalizione, ma stabilirà il vincolo di indicazione del candidato premier. Questo significa che eventuali alleanze tra partiti avverranno più dopo che prima della data delle elezioni. Cosa che ha provocato la piccata reazione del leghista Roberto Maroni: «Se la nuova triplice Pdl, Pd e Udc si mette d’accordo per fare una riforma in cui si sceglie la maggioranza dopo il voto, sarebbe la vera porcata». Inoltre sarà introdotta una soglia di sbarramento (del 4-5%) che dovrebbe garantire comunque la sopravvivenza in Parlamento anche ai «piccoli». Si pensa di introdurre anche il diritto di tribuna per i partiti che non riescono ad eleggere parlamentari. Secondo la nuova riforma, i parlamentari passeranno quindi da 945 a 750.

La nuova legge elettorale, ha spiegato in Transatlantico La Russa, presente al vertice in qualità di «saggio» sulle riforme con Quagliariello, Violante, Bocchino e Adornato, «preserva il sistema bipolare: lo possiamo chiamare un tedesco bipolarizzato, con un neologismo larussiano: c’è l’indicazione della coalizione e del premier con un premio di maggioranza per chi vince». Tra Alfano e Bersani ci sarebbe stato qualche attimo di scontro verbale sulla riforma del mercato del lavoro: «A che gioco giochiamo?», avrebbe detto Bersani di fronte a un Alfano che gli spiegava la facoltà del governo di porre il voto di fiducia su quel provvedimento. Ma la questione si è subito chiusa. «C’era una diffidenza reciproca - ammette La Russa - che mano a mano si è sciolta». Al momento del saluto, Alfano ha fatto una battuta ai presenti: «A farci fare l’accordo è la propensione riformista del presidente Berlusconi che aleggia in questa stanza».

«Il processo è stato avviato positivamente», il commento di Bersani. «È stato chiesto alla politica di battere un colpo: lo abbiamo fatto», ha rivendicato Casini. «Molte nuvole sono state spazzate via», ha sottolineato Quagliariello. «Abbiamo fatto un buon lavoro», la valutazione di Alfano, che è però sollecitato da alcuni esponenti del Pdl, come Altero Matteoli, a riunire i vertici del partito prima di prendere accordi su «materie così importanti». Il presidente del Senato Schifani fa sapere che si impegnerà a far rispettare i tempi dell’iter dei due provvedimenti «entro la fine della legislatura». È tutto «un inciucio», reagiscono invece i dipietristi dell’Idv.

La base della nuova legge elettorale sarà «la bozza Violante», ha aggiunto Adornato. Mentre per le riforma costituzionali «il testo è già pronto».

Il percorso andrà nella direzione del superamento del bicameralismo perfetto. La riforma costituzionale sarà presentata sotto forma di emendamento soppressivo del testo già discusso in commissione, la riforma del voto come proposta di legge.

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