Quattrocentomila euro a Slow Food, per la «definizione delle buone pratiche per la gestione del servizio di ristorazione negli ospedali» e neppure un centesimo al cittadino piemontese di 55 anni che chiedeva il rimborso delle spese sostenute per sottoporsi a uno speciale trattamento radioterapico anti-cancro possibile solo in Lombardia. Quasi 500mila euro di consulenza ad una sola persona per ridurre il deficit della sanità regionale e neanche un euro a una bimba affetta da una rara patologia, costretta nel 2006 a ricorrere a una sottoscrizione popolare per andare a curarsi in Svizzera.
Benvenuti in Piemonte, la regione che, giura la presidente uscente e ricandidata Mercedes Bresso, nel settore sanità, non sta lasciando «neanche un euro di debito». Debito, dice la «zarina» del Pd, no - ma il suo predecessore, Enzo Ghigo, giura che è una «bufala» e che il debito pro capite per la sanità cè eccome, e che ammonta a 1.200 euro a piemontese. Ma sprechi, sostiene il gruppo An-Pdl in Consiglio regionale sì, eccome. Come dimostra il breve ma concentrato dossier presentato dal consigliere Gian Luca Vignale. Piccolo campionario delle «perle»: servizi per 15 milioni di euro affidati in appena tre anni al Csi, il Consorzio per il Sistema Informativo piemontese, cinque milioni di euro in un solo anno allArees, lAgenzia regionale per i servizi sanitari. E poi consulenze sparse, come quella da 600 euro al giorno affidata per fare da supporto alla contrattazione con le case di cura private.
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