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«Niente scuse, tutti in t-shirt»

«Compriamo le maglie con le vignette». A Radio Padania: «I musulmani bruciano i crocefissi e noi gli diamo cibo e casa...»

Gabriele Villa

nostro inviato a Bergamo

«Pronto, sono Lia da Milano. Io voglio dire solo una cosa: loro hanno diritto di bruciare, di fare attentati, e noi dobbiamo sempre star zitti. Adesso per quattro vignette guarda che can-can. Come si fa a dar torto a Calderoli? Potevate mettere in vendita in edicola con la Padania le magliette come quella che il ministro indossava, io l’avrei comprata». Ore 9,26 modulazione di frequenza 103 punto 500. Tempo che la rassegna stampa sfumi e il popolo leghista si sveglia, anzi si risveglia. Inevitabilmente quella rassegna stampa, appena conclusasi, è stata tutto un fiorire di titoli più o meno tonanti contro il ministro e il suo gesto più o meno provocatorio. Ma non si può star lì, inermi, a prendere sciabolate e insulti senza reagire.
Tanto più che, per il verde popolo del Po e dintorni, il «Calde» non ha commesso proprio un bel niente. Nemmeno una ragazzata. Sentite anche voi cosa ne pensava ieri mattina in diretta Maria Luigia da Cesano Boscone: «Calderoli forza, non dargli la soddisfazione di dimetterti, questa è gente che ci calpesta tutti i giorni, non mollare, rimani al tuo posto. Sono loro, i musulmani che se ne devono andare dal nostro Paese». Erminia da Lecco comincia soft: «Lei è una persona simpaticissima», dice al conduttore, ma poi s’infervora appena appena e lancia il suo messaggio all’etere: «Vogliamo chiederci con molta onestà che cosa ha commesso di tanto grave Calderoli? Diciamo la verità, è stato l’unico che ha avuto il coraggio di rispondere con un gesto fin troppo innocuo a quella gente. Ma dove è finito il popolo italiano? Dove è finito l’orgoglio del popolo italiano? Vengono in Occidente per ammazzare. Quella gente là bacia il Corano e brucia il Crocifisso. Nùn ga’ demm la cà e da mangià (traduzione: noi gli diamo da mangiare e la casa, ndr) e loro vogliono cancellarci dalla faccia dalla terra. Calderoli tén dur, (ovvero: non mollare). Siamo tutti con te». Finisce qui l’unica parentesi «live» del palinsesto di Radio Padania che, per il resto della giornata, ieri, ha trasmesso solo repliche di programmi già andati in onda nei giorni precedenti, glissando sulla vicenda di Bengasi e di Calderoli.
Cinquanta chilometri più a Est e due ore dopo. Bergamo: Borgo Santa Caterina. La sede della Lega, in via Berlese, è poco distante. Nella ragnatela di vie, che si avvicina alla strada delle Valli, la fiera gente orobica indugia nell’acquisto, sotto il cielo imbronciato di un sabato di ordinario normalità. «Sì, di ordinaria normalità - sottoscrive e conferma Clara B. che, con il marito, è appena uscita da un negozio di alimentari di via Leone XIII - perché il nostro ministro non ha fatto nulla e quindi non deve scusarsi con nessuno, tanto meno con loro, quei satana. Se ne tornino al loro Paese».
Sonia e Angela stanno risalendo dalla zona dove si affaccia una roccaforte della Bergamo che non ama andare a dormire presto, la discoteca «Notturna» di via Quinto Alpini. «A dire il vero a noi di Calderoli, dice Sonia, 17 anni, non ci frega proprio niente. L’unica cosa che posso dire è che ognuno dev’essere libero di fare ciò che più gli pare e piace. E poi, a proposito di magliette, quelle satiriche sono quasi sempre divertenti. La gente le compra e ha il diritto di metterle, punto e basta. Non capisco perché se ci stanno scritte battute pesanti sul sesso, le donne, la Chiesa tutto va bene e nessuno dice niente. Ma se appena si tocca qualcun altro, per esempio loro, i musulmani, succede il finimondo. Stia tranquillo che un sacco di leghisti la maglietta di Calderoli la comprerebbero subito».
Tramezzino e coca cola al bar di via Negrisoli. Va in onda il tiggì che spara la prevedibile raffica di reazioni contro il ministro di casa. «Adesso mettono in croce lui, al posto di Gesu Cristo - sbotta Tony, tuta blu imbrattata d’olio, divisa d’ordinanza da meccanico - così poi lo possono far fuori come stanno facendo con i nostri crocifissi. Ma Calderoli dice solo quello che in tanti pensano e non hanno il coraggio di dire né di fare. È uno schifo, adesso le colpe sono tutte sue». Risaliamo in macchina e torniamo a sintonizzarci sulla frequenza di Radio Padania. Niente, ancora repliche. In compenso scopriamo che a Giussano c’è una pasticceria doc, evidentemente preferita dai leghisti. Che per Carnevale preparerà dolcissime maschere biscotto ricoperte di cioccolato bianco e nero.

Perché a Carnevale, ricorda lo spot, ogni scherzo vale. Basta che sia di buon gusto.
Ma se è così, allora adesso è tutto chiaro. Il «Calde» con la sua sceneggiata ha voluto solo anticipare i tempi. Buon Carnevale, ex ministro.

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