Tony Damascelli
nostro inviato a Torino
Grande momento per le ragazze cinesi in Italia. Man-Lo spopola nel Grande fratello, Nina Li sta per mettere le mani sulloro bucato, al secolo la medaglia olimpica, specialità free style, salti. Con la Nina si fa sul serio, niente confessionali, nomination, gavettoni e storie damore, il Gf viene sostituito dal FS.
Ci sono ventimila dollari, messi a disposizione da governo e provincia, nel caso di vittoria olimpica. Praticamente la Nina ha già incassato lemolumento, cifra che, considerato il salario medio di un cittadino a Pechino e dintorni, le consentirà di vivere sobriamente fino ai prossimi Giochi. Infatti la signorina Li, che in Cina sarebbe come Esposito a Napoli e Brambilla a Milano, Nina Li, dicevo, è la padrona assoluta di questo circo che fa impazzire i giovanissimi di ogni dove, gli americani da quando mister Stein Eriksen, norvegese, sbarcò con questa idea pazza ai tempi chiamata hot dog, poi diventata di moda anche nel resto del mondo, Europa e Italia comprese: trattasi di acrobati e funamboli con gli sci ai piedi, volando nellaria, usando il trampolino come rampa di lancio per poi disegnare linee impossibili. Impossibili anche per i fenomeni come Bode Miller o Giorgio Rocca, possibilissime per Nina Li detta Nana non credo per laltezza, centosessanta centimetri, misura normale per le ragazze cinesi, nemmeno per il peso, quarantotto chilogrammi.
Nina-Nana è una cantilena che fa da dolce accompagnamento alle evoluzioni di questa ventitreenne che viene da Benxi, piccolo sito nella provincia di Liaoning. La qual cosa non aggiunge molto, se non nulla, per noi che ci perdiamo sulla tangenziale est milanese. Nina Li era destinata a finire in fabbrica, secondo usi e costumi del paese natio ma sua madre, Kong Li Juan, reduce da una carriera nellatletica leggera e poi impiegata allufficio postale aveva timbrato un altro destino per la propria figlia. A undici anni Nina faceva salti mortali, non di gioia, era davvero unacrobata e Li Yu, suo padre, ex cuoco, dopo aver abbandonato i fornelli di un ristorante aveva capito che la Nina-Nana avrebbe portato a casa molti primi e molti secondi. Studentessa di educazione fisica, tanto per portarsi avanti nel lavoro, la Nina non aveva però compreso del tutto la dimensione professionale ormai raggiunta dalla disciplina. E così cè voluto un allenatore canadese, Wilson Dustin Adam, un belluomo dai denti bianchissimi e dallondame biondo dei capelli, per farle cambiare vita: «Era male allenata e fuori peso». Chissà che cosa doveva mai essere, una zanzarina, penso, rivedendo certi gesti nellaria. Non è che in Cina il free style vada come il riso, anzi. La Nina non è una star, la conoscono appena anche i colleghi giornalisti presenti a Torino che invece fanno linchino quando nomini Yang Yang, sembra il rumore di un castoro che sgranocchia le noci ma è la prima cinese ad aver vinto loro (2) ai Giochi invernali, nello short track mettendo insieme tra Olimpiadi e Mondiali 59 medaglie tutte dello stesso colore giallo.
Nina Li viaggia a buona media dopo una fetta di carriera piena di secondi posti, lavevano perfidamente ribattezzata la «migliore seconda di sempre», sette volte era finita alle spalle della vincitrice nei vari tornei mondiali. Alla fine si è tolta di dosso letichetta ed è andata a conquistare il titolo mondiale lanno scorso a Ruka, in Finlandia.
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