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No gol, no party. L’Inter a Palermo resta all’asciutto

Fontana superstar con tre parate decisive. Traversa di Chivu su punizione. Julio Cesar, mal di schiena, lascia la porta a Orlandoni

No gol, no party. L’Inter a Palermo resta all’asciutto

Palermo - No gol, no party. Non serve George Clooney per dirlo all’Inter. Basta Alberto (in arte Jimmy) Fontana. Ci sono i gol dell’ex. Ma anche le parate dell’ex. Fontana è un ex con la rabbia in corpo, i pugni per nulla in tasca e un conto aperto con Mancini dal giorno in cui se ne andò, dopo avergli detto (pubblicamente) il fatto suo. Era da un po’ che l’Inter non segnava in campionato: esattamente 16 partite, il tempo riporta al 1° aprile, match casalingo con la Reggina. Nel mezzo solo una sconfitta, tre pareggi, 11 successi, uno scudetto e tutto il resto.

Stavolta niente gol, ma un buon gruzzolo di occasioni (cinque da rete), un palo, e la sensazione di una incompiuta. Sono state più occasioni, che gioco. Anche se Suazo si è depresso in un gioco che non gli appartiene: c’è il rischio di diventare inutile, se Mancini non troverà rimedio. Fontana ha regalato almeno tre parate d’autore: Stankovic nel primo tempo, e Ibrahimovic, per due volte nella ripresa, hanno creduto d’avercela fatta. E lui di rimando: niente affatto. Un guizzo d’istinto qui (girata di Stankovic), una deviazione là (tocco di Ibra sul cross di Suazo), uno schiaffeggio infine (cross di Cruz e testa di Ibra). Show di Fontana e sensazione di illusioni perdute per l’Inter, che ieri ha provato a vincere soltanto nel secondo tempo.

Ecco, i guai nerazzurri stanno cominciando a prender corpo dalle notizie d’infermeria più che dai punti persi in classifica, e da un pareggio che poteva essere un successo se, per esempio, una punizione d’autore, calciata da Chivu, non fosse finita sulla traversa. Il Palermo ha giocato match un po’ frenato all’inizio, tutto teso ad un corpo a corpo a centrocampo, lasciando ad Amauri l’infelice condizione del doversi battere contro tutta la difesa nerazzurra. Un po’ troppo, tanto che Colantuono, dopo quasi un tempo, ha finalmente capito che valeva avere un Miccoli in più e un Bresciano in meno. Si sono visti i risultati. Se, nel primo tempo, Julio Cesar si è limitato alla routine e a tener a bada il suo mal di schiena, nella ripresa Orlandoni, prodotto delle giovanili nerazzurre, 35 anni e, fino a ieri, una sola partita di campionato (a Cagliari il 14 maggio 2006), ha presentato il repertorio: guizzando felice e sicuro verso ogni palla.
Bene, se i portieri nerazzurri sono ammaccati (Toldo è rimasto a Milano), il centrocampo è al codice rosso. Perso Vieira per un tempo non ancora determinato, ieri è saltato pure Stankovic dopo un contrasto involontario con Simplicio, proprio nell’ultima azione del primo tempo: caviglia destra gonfia, barella prima e stampelle poi. Risultato: lesione alla capsula legamentosa. Starà fermo 1-2 mesi. Un altro che si guarderà Juve-Inter alla tv.

Ci risiamo: il centrocampo nerazzurro zoppo, e con pochi uomini, rischia di diventare ancora la palla al piede delle sue vanità. Dacourt non è in condizioni (di forma ma anche fisiche) proprio straordinarie. Cambiasso sta giocando a giri alti. Zanetti, di tanto in tanto, sente il motore battere in testa. Ci sarebbe Pelè. Mancini garantisce che sarà giocatore da Inter, ma per ora va bene solo per i quarti d’ora. Probabile che, quanto prima, compaia Chivu a centrocampo.

Mercoledì Genoa, domenica Juve: il piatto è gustoso, ma per un’Inter così conciata può diventare un polpettone indigesto.

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