No al partito dei cattolici Il Papa scomunica l'idea di una nuova DC

Non è in atto nessun tentativo di riesumare un partito dei cattolici. L'ipotesi, accreditata troppo in fretta, è stata bocciata tanto dal Papa quanto da Bagnasco, che nega un partito personale

No al partito dei cattolici 
Il Papa scomunica l'idea 
di una nuova DC

Il Papa boccia una nuova Dc. È il messaggio che emerge dal passaggio dell’omelia pro­nunciata ieri a Lamezia Terme in cui ha auspica­to «una nuova generazio­ne di uomini e donne ca­paci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il be­ne comune». A una settimana dal conclave del Forum delle associa­zioni cattoliche che s­i terrà il 17 ot­tobre a Todi alla presenza del pre­sidente della Cei, il cardinale An­gelo Bagnasco, Benedetto XVI ha escluso la riesumazio­n­e di un partito dei cattoli­ci. L’ipotesi era stata fret­tolosamente accredita­t­a dopo il susseguirsi di in­contri tra ex democristiani confluiti a destra, al centro e a sinistra, con un’implicita benedi­zione di alti prelati della Chiesa. Questa prospettiva piace a quanti non vedono l’ora che Berlu­sconi esca dalla scena politica e che senza di lui il Pdl si dissolva, provocando un vuoto che - alme­no parzialmente - potrebbe esse­re colmato da un partito dei catto­lici. Ne è consapevole il neo-segre­tario nazionale del Pdl Alfano che, incontrando i deputati che confluiscono nella delegazione italiana del Pdl a Strasburgo lo scorso 4 ottobre ha detto: «La sto­ria non si ripete mai, non ci sarà una nuova Democrazia cristiana. Il partito cattolico presuppone la fine del Pdl, è come un’Opa sui 10 milioni di elettori del Pdl. Laici e cattolici lievitano in seno ai parti­ti, non possono essere divisi».

Nei suoi ripetuti interventi, il Pa­pa ha sempre parlato di «nuova ge­nerazione » di cattolici impegnati nella politica, ma non ha mai mini­mamente accennato a un partito dei cattolici. Possibilità questa esclusa ieri anche dallo stesso car­dinale Bagnasco. «Non c’è un mio partito», ha detto rispondendo a un titolo del Giornale ma evidente­me­nte anche a quanti stanno sgo­mitando per accreditarsi come possibili interlocutori della Cei.

D’altronde la prospettiva di un partito cattolico è da un lato pres­soché irrealizzabile, consideran­do ad esem­pio la realtà dei cattoli­ci che scelgono di allearsi con i co­munisti nelle giunte comunali a Milano e a Bologna e, dall'altro, sa­rebbe comunque un grosso ri­schio tenendo presente sia il decli­no della religiosità tra gli italiani sia il calo del prestigio della Chie­sa, per gli scandali di varia natura che ne hanno scosso la credibilità e per le divisioni interne anche su questioni che attengono ai dogmi della fede che hanno finito per di­sorientare i fedeli.

Già quando era Prefetto della Congregazione per la dottrina del­la fede, l’allora cardinale Ratzin­ger nella «Nota dottrinale circa al­cune questioni riguardanti l’im­p­egno e il comportamento dei cat­tolici nella vita politica» del 24 no­vembre 2002, chiarì che il discri­mine per un cattolico non è affatto l’appartenenza a un partito politi­co anziché a un altro, bensì l'ade­s­ione o no all’ideologia del relativi­smo culturale.

«È oggi verificabile un certo rela­tivismo culturale che offre eviden­ti segni di sé nella teorizzazione e difesa del pluralismo etico che sancisce la decadenza e la dissolu­zione della ragione e dei principi della legge morale naturale», si legge nella Nota, «questa conce­zione relativista del pluralismo nulla ha a che vedere con la legitti­ma libertà dei cittadini cattolici di scegliere, tra le opinioni politiche compatibili con la fede e la legge morale naturale, quella che secon­do il proprio criterio meglio si ade­gua alle esigenze del bene comu­ne ».

Più specificatamente la Nota sottolinea che il discrimine nella scelta politica dei cattolici risiede nella scelta della centralità della dignità della persona, nella fede della sacralità della vita, nel rispet­to della libertà religiosa, nel perse­g­uire un modello di sviluppo fina­lizzato al conseguimento del be­ne comune.

Benedetto XVI con somma sag­gezza e lungimiranza ci dice che dobbiamo andare al di là degli ste­r­ili steccati ideologici sepolti dalla Storia e delle velleitarie identità politiche ormai caduche. Così co­me prevede che il futuro politico, in Italia, in Europa e nel mondo, si connoterà dal confronto e dallo scontro tra i partigiani del relativi­smo e i credenti nei valori non ne­goziabili.

E che pertanto la missio­ne dei cattolici, al di là dello schie­ramento politico, si sostanzia nel­l’affrancamento dalla «dittatura del relativismo». Ecco perché in un’Italia che è obnubilata dal­l­’odio contro Berlusconi e dal cata­strofismo, ciò che serve è un per­corso formativo che ci restituisca l’uso della ragione e faccia rinasce­re l’amor proprio.

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