Politica

No, signora Sarkozy, la terrorista no...

Era impossibile. Contro le leggi della natura. Impossibile, intendo, che prima a poi a una come Carla Bruni non tornassero i formicolii di chi per una vita ha posato a intellettuale engagée, gauche-caviar, a Eleonora Duse, pallida e filiforme, che s’aggrappa alle tende del più frusto, del più scontato conformismo di sinistra. L’abbiamo sopportata nella versione canterina, l'abbiamo sopportata nella versione di musa culturale (e ce n'è voluta), in quella di sciupamaschi, dove per altro eccelleva. Nutrimmo comprensione, in moto di simpatia verso Sarkozy, per la sua urticante interpretazione della turista per caso sotto le Piramidi e, sempre per lo stesso motivo, per quell'arietta scocciata che inalberò quando andò sposa, roba da elevare la Gregoraci a sacerdotessa del bon ton nuziale. Ci limitammo ad alzare gli occhi al cielo, ma in silenzio, quando, una volta installatasi all'Eliseo, prese a farla più da contessa di Castiglione che da consorte di monsieur le President. Insomma, gliele abbiamo fatte tutte buone e questo perché se si è patrioti, si tifa, si deve tifare per il Made in Italy.
Ma il riaffiorare delle pulsioni radicalchicchettone, no, questo non lo si può perdonare, nemmeno a un sontuoso manufatto d'esportazione come Carla Bruni. Sarò sincero: le espressioni di solidarietà nei confronti di una criminale condannata all'ergastolo, passino. Sostenere, con qualche dubbio da «ignorante di sinistra», che la suddetta criminale sia una rifugiata politica e non una volgare latitante, passi anche questo. Da una Carla Bruni che se la tira da Simone de Beauvoir questo ci si attende e questo si riceve. Ma dire con teatrale nonchalance «i miei riflessi epidermici sono di sinistra» è, mi si consenta, da pernacchio. Sonoro («di petto», avrebbe precisato Eduardo de Filippo). Una che neanche si riferisse a un eritema dice d'avere i riflessi epidermici di sinistra, ricorrendo al lessico cialtronesco, snobistico, dei salotti col poster del Che Guevara a fianco della guazza di Renoir, perde tutti i pochi crediti acquisiti. E si condanna allo sberleffo perpetuo. Peggio, ad alimentare un movimento popolare e transnazionale a favore di Cecilià.

Santa subito.
Paolo Granzotto

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