da Roma
Hanno istituito un«unità di crisi», purtroppo senza Bertolaso, come nelle catastrofi naturali. Ma di «naturale» cè stato poco, nella veglia funebre tenuta dal Pd ieri pomeriggio nel loft del Circo Massimo. Una riunione attesa spasmodicamente soltanto da Arturo Parisi, deciso a chiedere una «riflessione autocritica» per come è stato fatto morire di stenti Prodi e il suo governo. La «riflessione» è stata a singhiozzo, l«autocritica» non pervenuta.
Lo schema dei prodiani, arrivati con qualche minuto di ritardo, metteva in campo un Professore di profilo alto, e lunghe volate retrospettive sulle fasce, a opera di Parisi e Rosy Bindi. Che già allingresso mostravano la miglior faccia feroce. Romano no: sereno e tranquillo, ha indossato il sorrisetto ingessato degli ultimi giorni. E mentre i «bravi» grugnivano, ha concesso ai cronisti una battuta sul rimpianto (condivisibile): «Nessuno». «È stato bellissimo, andiamo avanti», ha continuato. Per poi parlare davanti ai maggiorenti del Pd in modo rassicurante. «Non posso essere io la persona che può guidare un governo per le riforme. Dove ho fallito io qualcun altro ce la può fare» (sospiri di sollievo e misurati cenni di approvazione). «No, non sono proprio disponibile. Per nulla. Non me lo chiedete neppure» (non è volata una mosca).
La paura delle elezioni anticipate ha fatto il resto. Prodi ha ribadito che occorre tentare di tutto per impedirle con questa legge elettorale («Sarebbe una follia»), anche perché «sarebbe da coglioni lasciare il Paese nelle mani di Berlusconi». Nel frattempo, Massimo DAlema aveva già ricevuto dieci sms sullemergenza del Kosovo e se nè fatto scudo per filare via subito dopo il discorso di Prodi, scongiurando lascolto di quello di Veltroni. A questo punto, mentre prodiani e veltroniani continuavano a guardarsi in cagnesco, Walter ha cercato di seguire lalta orma del Professore e concedere lonore delle armi. Totale concordanza sul «no» alle urne. «Bisogna soltanto trovare il modo di convincere Berlusconi». Una parola, è stato il pensiero unanime. «Quanto Casini riuscirà a tenere la posizione?», laltro dilemma. Poi un colpo di classe per anticipare la Bindi: «Inutile rivangare il passato. Ci sono stati certamente errori. Sono settimane che in tutti i modi avete sparato contro il quartier generale del Pd, e Rosy... possibile che tutte le sere eri in televisione a parlar male di me e non di Berlusconi? Comunque, nel caso peggiore, non diamoci per vinti, ora siamo anche noi liberi di parlare al Paese, di alzare la voce e farci conoscere. Insomma, di contrastare la campagna elettorale di Berlusconi. Ce la possiamo fare, ce la posso fare» (attimi di sconcerto).
Lanticipo di Walter non ha frenato la coppia avvelenata. Soprattutto dopo luscita di Prodi dalla sala, causata dagli impellenti impegni di «nonno» a Bologna. È stato allora che è volato qualche straccio. «Ma come si poteva pensare che la scelta di sciogliere lalleanza nel futuro non lavrebbe liquefatta nel presente? Che linea sciagurata! E poi, questa ossessione del dialogo con Berlusconi, sempre e solo Berlusconi, persino con la prospettiva di andarci a fare un governo assieme! E le interviste della Finocchiaro... Chissà se poi in Senato non si poteva fare di meglio per trovare il voto mancante...». Persino una signora (ma con i cosiddetti) come Anna Finocchiaro ha perduto laplomb, e si è calata nel triste battibecco con Parisi e la Bindi. «Allora perché non parlare di questa storia del referendum, caro Arturo, che ha gettato nel panico Rifondazione? E sta follia di un voto che sapevate già perduto? Ma basta, pensate al futuro...». Cè voluta tutta lautorevolezza dellex segretario-di-crisi Fassino per riportare la calma e trovare una mediazione anche sul futuro dellalleanza: «Walter non ha mai pensato a una solitudine di testimonianza, voleva soltanto mostrare un volto credibile e affidabile... Comunque, in caso di voto con questa legge, se lUnione ormai è consunta bisognerà recuperare gli alleati, almeno quelli che convergeranno sul nostro programma».
Nel poco tempo rimasto il gruppo dirigente ha convenuto sullimpossibilità di andare al voto subito, e questo sarà detto a Napolitano nella consultazione di martedì prossimo. «Trovi lui il modo di scongiurarle a ogni costo».
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