da Milano
Pur avendo sul collo il fiato di Bruxelles, che ricorda di continuo gli obblighi imposti dal Trattato di Maastricht, lItalia deve avere il coraggio di ridurre la pressione fiscale. La maggior crescita economica che ne deriverebbe, grazie anche alleliminazione di buona parte del sommerso, avrebbe benefici sui conti pubblici, contribuendo a ricondurre deficit e debito verso limiti più accettabili per lUnione Europea. Meno tasse, insomma: una ricetta semplice, che ricalca il modello adottato dal governo Berlusconi, che un liberista come il Nobel delleconomia Edward Prescott suggerisce anche a Romano Prodi per affrontare (e risolvere) i problemi che affliggono il nostro Paese.
Intervistato dal CorrierEconomia, il maestro della macroeconomia quantitativa va subito al punto: un deficit eccessivo, se temporaneo, non deve preoccupare e soprattutto non deve essere di ostacolo allazione governativa. Che deve passare dalle riforme strutturali e dalleliminazione di inutili rendite di posizione. Italia poco produttiva? Per Prescott, non è questo il problema: «Se gli europei fossero tassati come gli americani, avrebbero gli stessi livelli di produttività. E di crescita... Per lItalia questo discorso è ancora più valido - spiega il professore americano - considerando la dimensione del sommerso... Se il governo riducesse le aliquote abbastanza da catturare anche una buona fetta di questa torta, facendola emergere, potrebbe aumentare le sue entrate fiscali del 25%». Il Nobel, noto per aver riformulato le teorie keynesiane, è infatti convinto che a una maggior pressione fiscale corrisponde un incentivo a lavorare di meno; né è utile agire sulle categorie più abbienti, perché spesso «i cosiddetti ricchi sono solo famiglie in cui lavorano sia il padre che la madre».
Ma non è solo sul versante fiscale che si deve agire. Le barriere di protezione che impediscono a certi settori di crescere vanno per esempio eliminate, così come lEuropa deve rimuovere i dazi contro i prodotti orientali.
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