(...) E allora tenterò una strada diversa, attenta a non percorrere litinerario lamentoso che ci caratterizza come gente mugugnosa, particolarmente tra i genoani: la cui memoria sconta il fatto di aver conosciuto glorie calcistiche allinizio della storia, e di aver patito e sofferto un calcio troppo spesso inguardabile. Per farlo dobbiamo non affidarci soltanto al comodo rifugio nei meccanismi e negli automatismi che rappresentano la forza del Genoa (e la sua capacità di riaversi dopo ogni pausa) e scommettere anche su di uno spariglio. E affidarci a quella stessa speranza (e gioia) che esprimono i connazionali di un nostro giocatore: Richmond Yiadom Boakye.
Un tam-tam elettronico parte alle 20.55 di sabato 3 aprile. A scrivere, in un blog ghanese, è «Amoako, mr. Birthday». Dapprima indicando il solo risultato: Genoa CFC-AS Livorno 1-1. Due minuti dopo postando il sito da dove ricavare le immagini della partita: http://www.youtube.com/watch?v=uuPMucihlAs. È qui che «Yahaya BSc» gli risponde: «The guy the ball??? Is he Ghanaian ???» (Luomo che ha segnato? È ghanese?). E Amoako: «Prodigy Boakye scores in Serie A debut» /«Ghana fans are happy with Boakkye debut» (Il prodigioso Boakye segna al suo debutto in serie A/ (i tifosi ghanesi sono felici per il debutto di Boakye). Ma non sono felici solo loro, felici nel notare come i più titolati giocatori ghanesi Abedi Pele, Stephan Appiah, Sulley Muntari, Gargo Mahammed e Kwadwo Asamoah abbiano sì conosciuto i fasti della «top league» italiana, senza che nessuno di loro, però, abbia mai segnato al suo esordio. Felici siamo noi, in piedi per la prima volta, dopo mesi, ad applaudire non più il risultato collettivo della squadra, ma - in Boakye - il talento del singolo. Anno dopo anno, abbiamo sofferto e imparato a convivere con i «distacchi» (Borriello, Di Vaio, Milito, Motta, Ferrari) e sempre ricominciando un nuovo percorso amoroso abbiamo in quel momento riscoperto allimprovviso che cosa significhi, nel calcio, «essere eroi», anche per un giorno solo.
Il Genoa di questanno, perseguitato dagli infortuni, affaticato dalle tante partite, ha tenuto straordinariamente banco. È un collettivo animato da folate improvvise (i gol di Mesto prima, la frenesia di Palladino, le progressioni di Palacio, la testa di Sculli, il calcio totale di Rossi poi ), coriaceo, intelligente, esperto. Eppure nessun ritratto è delleroe.
* portavoce del Ministro
degli Esteri
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