«Ma noi non ci stiamo: le piccole e medie imprese chiedono elezioni subito»

«Solo un esecutivo politico potrà risolvere i nodi dell’economia, dei consumi, dell’energia»

da Roma

Paolo Galassi, presidente di Confapi. Anche la confederazione delle piccole e medie aziende, come Confindustria e le altre associazioni che hanno firmato il «Manifesto per la governabilità», vuole un esecutivo di transizione per fare una nuova legge elettorale?
«No. La piccola e media impresa, in particolare quella manifatturiera, non è d’accordo con quel manifesto. Anzi, siamo preoccupati per la piega che sta prendendo questa situazione. Se si dovesse veramente andare al governo tecnico non ci sarà spazio per soluzioni ai tanti problemi dell’economia, dal costo dell’energia al rallentamento della crescita che avrà ripercussioni sui consumi».
Quindi pensate sia meglio andare subito al voto?
«Certo. Un governo tecnico non può farsi carico di questi problemi. Servono decisioni veloci e importanti che solo un potere politico con pieni poteri e regolarmente insediato può prendere».
I problemi che lei solleva sono gli stessi dei firmatari del manifesto, ma la conclusione è opposta. Perché?
«Io mi meraviglio di quel manifesto. Il problema dell’Italia non è certamente la legge elettorale, ma una politica economica per risollevare il Paese da un periodo caratterizzato da una modesta ripresa seguita da un lungo letargo».
Stiamo sempre parlando di un esecutivo che, se ottenesse la fiducia, dovrebbe comunque durare pochi mesi e solo per fare la riforma elettorale...
«Non sarebbe la prima volta che un governo tecnico viene chiamato per due mesi e poi resta al suo posto per dieci. Poi di leggi elettorali promesse gli italiani ne hanno abbastanza. A me sembra che cerchino di prendere tempo per un gioco politico, per qualche poltrona. E nel frattempo non si preoccupano se l’economia va a pallino».
Si potrebbe obiettare che la riforma elettorale serve proprio a garantire la governabilità.
«Per noi la governabilità è la priorità, come del resto per tutti i cittadini. Ma non si ottiene con i numeri. All’estero si governa anche con un voto di scarto, perché le coalizioni si riconoscono e cercano di realizzare un unico programma. Qui da noi non succede. E non vedo come possano mettersi d’accordo su una legge elettorale».
Come la farebbe lei la legge?
«Personalmente penso che andrebbe bene un sistema tedesco, con un taglio forte dei piccoli partiti. Oppure il presidenzialismo. Perché le alternative non possono che essere due: o si danno forti maggioranze ai governi, o si dà molto potere al presidente».
Le sue ricette sono, ancora una volta, simili a quelle di Confindustria e delle altre associazioni dei datori di lavoro. Perché lei propone una strategia diversa e chiede di andare subito al voto?
«A intuito mi verrebbe da dire che le pressioni di Montezemolo sono funzionali a intenti solo suoi. Non vorrei gli servissero dieci mesi per preparare la sua candidatura...».
Anche la metà del mondo politico vorrebbe evitare le elezioni subito. Difficile che anche loro aspettino Montezemolo...
«Forse aspettano la pensione da parlamentari. Se fosse così allora io faccio una proposta: paghiamogliela subito questa pensione. Facciamo una legge. Il danno economico sarebbe comunque molto inferiore rispetto a quello di un governo tecnico varato in queste condizioni».
Su questa richiesta di elezioni subito lei è in sintonia con le imprese che rappresenta la Confapi?
«Noi ci sentiamo liberi da logiche di potere. E il nostro sentire non è solo quello degli imprenditori. I nostri aderenti vivono in mezzo agli operai a differenza di altri. Più del 50 per cento sono figli di operai e gli altri sono ex operai che sono diventati imprenditori.

Tutta questa gente chiede di essere governata. Vuole sapere cosa se ne fa di Malpensa o delle infrastrutture. Vuole capire se l’Italia vuole rimanere in Europa o ancorarsi al Sud del mondo. Di queste cose nessuno parla».

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