«Noi pittori condannati a morte dal sindaco»

«Noi pittori condannati a morte dal sindaco»

Valeria Arnaldi

Una tavolozza e un pennello tra le dita di una mano mozzata dalla ghigliottina. Un motto semplice. «Sindaco Veltroni il mondo che ama l’Italia dell’arte ti sta guardando». Questa la «bandiera» scelta da ritrattisti e pittori di piazza Navona, per protestare contro il provvedimento comunale che, entro fine mese, dovrebbe costringerli ad abbandonare la piazza barocca, malgrado siano titolari di regolari concessioni. Sorpresi dalla decisione - giunta così inaspettatamente da aver stupito, perfino, i funzionari del I municipio - gli artisti si sono organizzati. Da ieri, su ogni cavalletto compare il manifesto con la ghigliottina, stampato anche su volantini, accompagnato da una sintesi dei perché della protesta. Poco distante, un banchetto per la raccolta di firme, davanti al quale, romani e turisti fanno la fila per dire «no» allo sgombero. Immediato anche il sostegno degli esercenti, che, già colpiti dalla Ztl notturna, non hanno potuto non vedere nel provvedimento comunale un ulteriore attacco a vita e vitalità del centro, senza contare che su molti di loro pesa una seconda minaccia. È questione di giorni, tutt’al più settimane, la votazione della delibera che ridurrà il suolo pubblico destinato all’occupazione di tavolini. Via, quindi, al volantinaggio in tutte le piazze del centro e all’affissione di locandine sulle vetrine dei locali. Stesso simbolo - la ghigliottina - accompagnato dalla foto di un senzatetto che dorme in una piazza vuota, con il messaggio: «I commercianti muoiono». Non sono rimasti a guardare neanche gli artisti di strada che hanno affidato a Marcel, burattinaio e loro portavoce, il compito di organizzare una manifestazione riservata a «bambini, ex-bambini e mamme», quanti, cioè, hanno composto o potrebbero comporre il loro pubblico. Tutti insieme annunciano, inoltre, manifestazioni e cortei di protesta. «Non ce ne andremo tanto facilmente - dice Franco Di Carlo, pittore - Molti di noi hanno già provato a lavorare in altre zone, dal Pantheon a via Veneto, da Ponte Sisto a Ponte Sant’Angelo. I guadagni sono scarsi. Mandarci via da qui significa mettere in seria difficoltà molti padri di famiglia». «La tensione è alta - spiega Walid Cheikh, pittore residente in Italia da diversi anni -. Non siamo contrari agli abusivi, ma non è giusto che ci mandino via per colpa loro. Spesso abbiamo chiesto l’aiuto delle autorità per allontanarli. Non è mai venuto nessuno. Così siamo noi a dover far sì che non vendano qui la loro merce». Negli ultimi giorni, infatti, piazza Navona ha un’area insolitamente ordinata. Nessun ambulante, nessuna traccia dell’ormai noto suk che si teneva qui quotidianamente. Ci sono solo turisti, pittori e artisti. «Quello che non capiamo - prosegue Di Carlo - è perché non ci abbiano consultato. Siamo stati noi a denunciare il caos in cui versava la piazza. Noi a chiedere aiuto e a proporre soluzioni alternative che garantissero il nostro lavoro ma anche il decoro dell’area. Il Comune, però, non ci ha mai risposto». Pittori e ritrattisti, che, dieci anni fa erano 101 e oggi solo 52, si dicono pronti a limitare e regolamentare ulteriormente la loro attività. «Ridurremo le nostre postazioni dai due metri attuali a un metro - dice Di Carlo - adotteremo dei banchetti più eleganti, tutti dello stesso tipo per facilitare il controllo di eventuali abusivi». Sarebbero, perfino, disposti ad accettare un sistema di rotazioni, con permessi di pochi giorni a settimana per ognuno. Tutto pur di restare nella piazza nella quale molti lavorano da oltre quarant’anni. Se ciò non dovesse bastare, ricorreranno alle vie legali.

Vie legali anche per gli esercenti, che sembrerebbero intenzionati a denunciare i comitati dei residenti, accusati di aver scritto in un messaggio al I Municipio, relativo a disordini avvenuti in piazza Campo dei Fiori: «Qui c’è una complicità degli esercenti, quanto meno sospetta». Nei prossimi giorni, partirà la diffida.

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