Cronaca locale

«Noi residenti esclusi dal patto sui rom»

Entro oggi dovrebbe arrivare la firma dei capofamiglia rom in calce al «Patto di socialità e legalità» studiato dal Comune. Domani le prime undici famiglie faranno ingresso nei container appena installati. Il «nuovo corso» di via Triboniano sta per avere inizio, eppure a qualcuno sembra non sia cambiato niente. A chi da oltre vent’anni convive con le baraccopoli, a due passi dalla porta di casa, non bastano le promesse del vicesindaco De Corato e dell’assessore Moioli. «Nessuno ha chiesto il nostro parere sull’opportunità di regolarizzare il campo. Si parla di convivenza civile tra rom e residenti. Ma noi il patto di legalità non l’abbiamo ancora visto. E da settimane cerchiamo di fissare un appuntamento con gli assessori per conoscere il progetto nei dettagli».
Si sfogano i rappresentanti del Coordinamento comitati milanesi, dell’associazione dei cittadini di Certosa-Garegnano, del Comitato «Lago dei Tigli», gli abitanti di via Triboniano che saranno ricevuti oggi a Palazzo Marino in Commissione Politiche sociali. Sede istituzionale in cui chiedere ulteriori garanzie per un’operazione che definiscono «ad alto rischio e, con ogni probabilità, inutile». Prima di tutto, la natura temporanea dell’insediamento. «Nel documento da sottoscrivere non c’è nemmeno l’ombra di una data, una scadenza certa entro cui i nomadi dovranno abbandonare i container e rimuovere le roulotte», fa notare Emilia Dragonetti, vicepresidente del Coordinamento comitati. Antonietta Spinella, sempre in trincea sulla questione, segnala «la necessità di controllare nel tempo il numero effettivo degli occupanti, destinato gioco forza ad aumentare. Prevedere, insomma, una recinzione come in via Barzaghi, delle telecamere di sicurezza sul muro di cinta del cimitero Maggiore, oltre a un ingresso unico. E nel patto - aggiunge - manca qualsiasi accenno al rispetto delle regole anche nelle zone circostanti l’accampamento. Per giunta a ridosso della nuova Fiera e dell’area individuata per l’Expo 2015».
Ieri, a rispondere alle preoccupazioni della gente esasperata da anni di dimenticanze e cattiva gestione, c’era per il Comune il dirigente Giovanni Daverio: «In attesa della firma, il patto di legalità potrà essere integrato con nuove proposte. Abbiamo tutto il tempo per giungere a soluzioni condivise, se non personalizzate». Intendendo così che i 580 rom di via Triboniano saranno chiamati a partecipare alle spese, sostenendo i costi dell’allacciamento di luce, acqua e gas «a canone sociale». I cittadini rimangono scettici. «Si renderanno presto conto di quanto interessa ai nostri “ospiti” il bene pubblico - racconta Maurizio Bertellini -.

Questo posto vent’anni fa era un paradiso, oggi è diventato un inferno».

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