«Noi sindaci anti-Tav traditi da Rifondazione»

Gabriele Villa

nostro inviato a Venaus (Torino)

«Su questo punto vorrei essere chiaro: la valle non è vendita. E, a maggior ragione, non è in vendita, né può essere oggetto di alchimie politiche il problema della Tav. Che qui abbiamo vissuto fin dall'inizio e continuiamo a vivere sulla nostra pelle e sul quale abbiamo intenzione di mantenere alto il livello di attenzione e di vigilanza». Telegramma per Chiamparino e i suoi nuovi amici di Rifondazione comunista, firmato da Nilo Durbiano, il sindaco-ferroviere di Venaus, che quando parla non ama arrampicarsi sugli specchi.
Nuvole all'orizzonte lungo la strada che costeggia il torrente Cenischia. Nuvole che minacciano temporali di una certa consistenza. Il cielo sopra quella che un tempo era la Via Reale è oggi è la valle dei no-Tav, è come se interpretasse i riverberi umorali di una certa sinistra. L'ultima di questo sconfinato e sorprendente reality show che si gira in val di Susa, attorno all'alta velocità ferroviaria, è la retromarcia innestata dagli uomini di Rifondazione comunista. Che dicono i rampolli bertinottiani mentre, giusto a un manciata di chilometri da qui, sfilano alla corte del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino? Dicono che sì, insomma, l'alta velocità in val di Susa si può fare magari a certe condizioni. Visti i Caruso e gli Agnoletto, visti i Bertinotti e i Pecoraro Scanio, in transito da queste parti nei mesi passati si è portati ad immaginare che le condizioni poste da Rifondazione comunista torinese siano nobilissime. E invece no, le condizioni sembrano un po’ meno nobili, almeno stando all'accordo sottoscritto giusto ieri dai neocomunisti con l'Unione in vista delle prossime elezioni amministrative di maggio: in caso di vittoria della coalizione guidata dal sindaco uscente, Rifondazione entrerà in giunta. Poltrone, dunque. Banalissime e ultra-terrene storie di poltrone. Eppure, prima delle elezioni politiche, qui era tutta un'altra storia. Tanto che qualche giorno dopo la grande messe di vota raccolta dalla sinistra in tutta questa zona, lo stesso presidente della Comunità Montana Bassa Val di Susa, nonché carismatico leader della protesta, Antonio Ferrentino, nel commentare i risultati elettorali era apparso irremovibile: «Con questi numeri il centrosinistra potrà governare in un maniera sola: restando ancorato a quanto scritto nel programma elettorale e in quelle 281 pagine la parola Tav non c'è». E adesso che dice Ferrentino? «Non ci credo, non può essere che Rifondazione comunista per uno o due assessorati nella futura giunta Chiamparino rimetta in gioco la questione della Tav. Non voglio avanzare - precisa Ferrentino - nemmeno il sospetto di una svendita della questione Tav, tanto più che qui in valle, e Rifondazione lo sa bene, siamo convinti che i nostri interlocutori non stiano a Torino in Comune o in Regione, ma a Roma». Significa che aspettate un segnale da Prodi, dunque? «Significa che noi aspettiamo con fiducia di sedere al tavolo politico per essere ascoltati nell'ambito dell'Osservatorio Tav istituito il 10 dicembre da Palazzo Chigi. Non credo che a Torino o a Roma possano decidere improvvisamente di fare la Tav, senza prendere in considerazione le nostre ragioni».
Sarà un caso ma in serata da Roma arriva una nota ufficiale di Rifondazione: «L'intesa trovata a Torino tra il partito e il sindaco Chiamparino è una mediazione elettorale, serve per fare avanzare l'intesa, ma non è certo il Comune che deve dettarci la linea». Insomma, tutto resta aperto e la contrarietà sull'opera sembra permanere. A livello nazionale, è il senso della nota, il partito di Bertinotti considera sempre attuali le «criticità già evidenziate». Criticità numerose e non facilmente superabili, tanto che, si ribadisce dal quartier generale del Prc in via del Policlinico «le valutazioni dell'Osservatorio di palazzo Chigi, a differenza di quanto stabilito nell'accordo trovato dall'Unione torinese, non saranno le uniche da tenere in considerazione in vista della decisione finale».
Ma le nuvole restano all'orizzonte, tornando verso Venaus. Dove Nilo Durbiano sindaco, peraltro non in scadenza, ribadisce, a scanso di equivoci, il concetto: «Ora tutto è cambiato qui in valle, tutti hanno preso coscienza di quanto delicata sia la questione Tav. Non è più possibile tornare indietro, non è più possibile nemmeno per noi sindaci contenere, o peggio, condizionare le attese di tutto questo movimento che è realmente trasversale.

Figuriamoci se la gente di val di Susa può demandare ad altre sedi, anche a solo a Torino, un problema che è diventato parte integrante della nostra vita. Figuriamoci se qualcuno può accettare che fare o non fare la Tav, dipenda da baratti o accordi politici».

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