Gabriele Villa
Hubert Josef Variola è sconsolato. Anzi per usare le sue parole «piuttosto irritato». Cinquantacinque anni, sindaco di Senales da venti, Variola è un irriducibile condottiero della Svp, partito che, da queste parti, ad ogni elezione fa un bottino straordinario di voti. Qualcosa come il 90 per cento dei consensi. Percentuali bulgare più che altoatesine. Un uomo di partito, un autonomista convinto.
E pure di madrelingua tedesca, nonostante il cognome italiano che porta. Ma quando è troppo è troppo. Così questa volta Hubert Josef Variola ha scelto di dire no, di non firmare una petizione «assolutamente inutile quanto inopportuna» come quella proposta dalla Compagnia degli Schutzen ai sindaci dei 116 Comuni dellAlto Adige per invocare protezione e tutela da parte dellAustria, nel caso decidesse prossimamente di cambiare la propria Costituzione, verso il popolo di lingua tedesca e ladina separata dal Tirolo. Della serie meglio soli che male accompagnati Hubert Josef Variola in questo suo gran rifiuto ha trovato soltanto un alleato, a sessanta chilometri di distanza, il collega Francesco Pedratscher primo cittadino di Corvara. E poi, per completezza dinformazione, ci sarebbe il caso di Bronzolo, altro Comune dove la firma non cè stata ma soltanto perché attualmente la giunta è impantanata in una crisi amministrativa. Questi dunque i fatti.
Daltra parte precisa Variola «in politica come nella vita ci vuole coraggio quando si prendono le decisioni». Partiamo dalle sue stesse parole, sindaco, perché questa petizione è «assolutamente inutile quanto inopportuna»? «Perché qui stiamo bene, benissimo, non vedo pericoli di sorta allorizzonte. Viviamo in uno Stato democratico che ci tutela e siamo inseriti in una Comunità europea che ugualmente ci rispetta. Non cè, non cera alcun bisogno di elaborare un documento così e tanto meno di firmarlo. Mi fa rabbia che in tanti, quasi tutti i miei colleghi labbiano firmato». Perché crede che labbiano fatto? «Forse per ragioni di opportunità, per non scontentare forse il comandante locale degli Schutzen, magari loro amico. Oppure per il quieto vivere, che non sarebbe una motivazione sensata. Perché siamo già nel quieto vivere, godiamo di un sacco di privilegi. Che bisogno cera di inventarsi anche questa specie di provocazione».
Come è nata tutta questa storia, sindaco Variola? «Debbo dire la verità io sono stato avvicinato tempo fa dagli Schutzen di Filandro un paese vicino, perché da noi, a Senales, Schutzen non ce ne sono. Mi hanno consegnato il documento, io lho preso, ho detto che lavrei letto è avrei fatto loro sapere. Poi quando ho trovato quel passaggio in cui, di fatto, si chiede aiuto alla Repubblica austriaca per lautodeterminazione del popolo di lingua tedesca e ladina separato dal Tirolo, non ho avuto dubbi, e la mia firma, sotto quel documento non ce lho messa. Sono anche convinto che molti dei mie colleghi abbiano firmato senza nemmeno rendersi conto di quello che firmavano, insomma, dopo aver dato una lettura superficiale, o, come dicevo prima, semplicemente per tenersi buoni amici e amici degli amici».
A Senales lei non ha nessun bisogno di ingraziarsi qualcuno?
«A Senales comanda la Svp e forse se il partito me lo avesse ordinato di firmare la petizione, essendo uomo di partito mi sarei trovato di fronte ad una situazione imbarazzante. Ma ci hanno lasciato liberi di decidere. E quella di non firmare era, a mio avviso, la decisione più saggia tanto più che con tutti i turisti che arrivano dal resto dellItalia abbiamo uno splendido rapporto. Non mi sembra il caso di rovinarlo con una simile trovata».
La pensa allo stesso modo Francesco Pedratscher, sindaco di Corvara, alleato di ferro di Variola in questa curiosa battaglia. «Venite a Corvara - ironizza - e accertatevi di persona di quanto si senta discriminata o maltrattata la popolazione di lingua ladina e tedesca. Quella petizione è fuori luogo. Siamo ampiamente tutelati dalla Costituzione italiana senza dover andare a bussare alla porta dellAustria.
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