nostro inviato a Venezia
Finito il festival, consegnati i premi, archiviate le polemiche, resta per chi ci è passato e per chi non c'era il meglio e il peggio della 75esima Mostra del cinema di Venezia. Eccolo.
COSE IMPERDIBILI
Il primo episodio del film The Ballad of Buster Scruggs dei fratelli Coen. Piaciuto a tutti.
COSE PERDIBILI
The Mountain, che è piaciuto molto. A chi ama dormire.
SEQUENZE
La più elegante, visivamente, è quella degli ombrelli a lame rotanti nel film Shadow di Zhang Yimou, che dice tutto. La più raccapricciante, esteticamente, quella del rito stregonesco in Suspiria di Luca Guadagnino, che non aggiunge niente.
METAFORE
La meno apprezzata quella che sembra sostenere Napszálita dell'(ex) regista prodigio ungherese László Nemes. Se il film è un'allegoria del baratro sul quale è affacciata l'Europa prima della Grande guerra, ce la siamo meritata.
SUCCESSI
La mostra (fotografica) sulla Mostra del Cinema all'Hotel des Bains, che per l'occasione ha riaperto il piano nobile. Meravigliosa. Clap clap clap.
INSUCCESSI
Si è parlato molto della delusione per Peterloo, di Mike Leigh. In realtà è tutto molto bello costumi, interpreti, fotografia... tranne il film.
LOCATION
La più bella (tenendo conto del rapporto qualità-costi di produzione) è la villa di Ansedonia dove il regista Cosimo Alemà ha girato il cortometraggio Si sospetta il movente passionale con l'aggravante dei futili motivi. Quattro donne, una piscina, un morto e un unico piano sequenza di quindici minuti. Che sono il 5% dei tempi di realizzazione del film, l'altro 95% è andato per le prove.
SORPRESA
L'horror tunisino Dachra di Abdelhamid Bouchnak, film di chiusura della «Settimana della Critica». Una studentessa di giornalismo e due suoi compagni di corso decidono di occuparsi del caso irrisolto di una donna ritrovata mutilata 25 anni prima, ora rinchiusa in un manicomio... A metà fra un The Blair Witch Project in salsa (speziatissima) magrebina e un Non aprite quella porta all'islamica. Per chi ha stomaco forte e un debole per il cannibalismo.
MUSICHE
Detto che i film migliori (e meno ruffiani) alla fine sono quelli con meno musiche, la colonna sonora del festival a detta dei critici-musicisti è quella di Arrivederci Saigon di Wilma Labate, film-documentario che racconta la (vera) storia di una band tutta la femminile, Le Stars, che dalla Toscana rossa (partendo da Piombino) nel 1968 si ritrovano catapultate in una tournèe nel Vietnam del Sud, «arruolate» per esibirsi di fronte alle truppe americane in guerra. Voci (e immagini) di Aretha Franklin, Nina Simone, Otis Redding e Wilson Pickett (a proposito: le ragazze, tornate in Italia, furono emarginate dai compagni della sezione del Pci perché avevano suonato per le truppe imperialiste d'occupazione).
SPETTACOLO
Quello puro l'ha offerto il film Dragged Across Concrete (con la più bella rapina cinematografica degli ultimi dieci anni) di S. Craig Zahler, uno può dare tranquillamente ripetizioni di anatomia a Tarantino.
BELLI&BELLE
Tra i maschi più «maschi» visti passeggiare al Lido (diciamo gli «attori alfa», fascinosi e carismatici), Alessandro Gassmann, in formissima, e Vince Vaughn, magnetico. Tra le donne più «femmine» (diciamo le «attrici beta», dolci e romantiche), Micaela Ramazzotti, fisicatissima, e Bérénice Bejo, molto argentina.
ITALIANI
Visti i risultati, mediamente deludenti, c'è da pensare che si fanno troppi film. Secondo Tatti Sanguineti è un problema della nostra legge sul cinema. Troppe film commissions, troppi finanziamenti, troppi film, troppi inutili. «Oggi in Italia se ne fanno più di trecento all'anno, all'epoca di Sergio Leone meno di duecento...». E alla fine, premiando la quantità che a sua volta non premia la qualità, non sono brutti per caso. «Bisogna guardare l'esempio dei Paesi sotto i vulcani comunisti: meno soldi, più originalità. Oggi il peggior film rumeno è più bello del miglior film italiano». L'ha detto Tatti.
TENDENZE
I film in concorso sono tutti lunghissimi, oltre le due ore e mezza, a riprova che l'uscita in sala ormai conta sempre meno, come sanno bene gli esercenti: più i film sono lunghi, meno sono le proiezioni che si possono fare. La sala è più un «evento» che una fonte di guadagno, e lo sfruttamento del film passa per altri canali. Netflix, non a caso, a Venezia ha trionfato.
ESPRESSIONI
La recitazione più varia e sfumata, alla fine, è quella di Juli Jakab, giovane donna che in Napszálita interpreta una elegante modista. In 142 minuti sfoggia due espressioni. Col cappello, e senza.
DOMANDE
Ma perché Rodrigo Alves, il Ken Umano, ha sfilato sul red carpet?
FASTIDI
I maggiori ma è poca cosa sono dovuti a certi sottotitoli, fra traduzioni a volte approssimative (almeno così fa notare chi parla fluently...) e qualche refuso di troppo. Ma c'è da dire che i giornalisti scrivono di peggio.
BATTUTE
Le migliori sono quelle di Doubles vies di Olivier Assayas, commedia dai dialoghi perfetti, culturalmente molto impegnata. Piacerà molto a chi compra i libri senza leggerli e va al cinema senza capirlo. Il film fa a pezzi l'intellighenzia radical chic, proprio quella che riderà di più.
SESSO
Quella che ne fa di più, nel senso di eccitare lo spettatore, è Lali Espósito nel film Acusada di Gonzalo Tobal (e tacciamo i commenti dei colleghi per non evitare altre accuse sessiste sul festival). Quelle che ne fanno di più sono Martina Gusman e Bérénice Bejo (due sorelle sensuali, quasi identiche) in La Quietud di Pablo Trapero. La bellezza arriva dal Sudamerica.
(GEO)POLITICA/1
Qualcuno ha fatto presente che bisogna arginare l'ondata di sbarchi dei latinos al Lido (è da anni che le cinematografie sudamericane-messicane imperversano). E che bisognerebbe tonare ad allargarsi verso l'Estremo oriente (che quest'anno ha portato pochi film ma belli).
(ANTI)POLITICA/2
Al Lido, in meno di due settimane, hanno criticato Matteo Salvini: il padrino della Mostra Michele Riondino; la sorella di Stefano Cucchi, Ilaria; il Leone d'oro alla carriera Vanessa Redgrave (indirettamente); il regista Luca Guadagnino; Spike Lee; un barista dell'Excelsior; due gondolieri; un ex giornalista dell'Unità (a bassa voce); un fotografo di origini libiche (che non vota). Tanti altri, quando il Ministro è passato in Terrazza Biennale a salutare la fidanza Elisa Isoardi, lo hanno applaudito.
APPLAUSI
Chi ne merita di più, alla fine, sono la coppia Baratta-Barbera, presidente e direttore di una Mostra del cinema (quasi) perfetta.
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