Noir in Festival L’horror all’italiana tenta la strada dell’esportazione

CourmayeurAt the end of the day. S’intitola così l’unico horror in concorso al «Noir in Festival». Sarà inglese o americano? Acqua, acqua, signori miei. Il film è italiano, diretto da un debuttante, il quarantenne romano Cosimo Alemà, stimato pubblicitario, autore di video per i più noti musicisti nazionali e di quattro cortometraggi. «L’ho girato in inglese - ha spiegato il barbutissimo neoregista - per averlo già pronto sul mercato internazionale». E dato che gli interpreti sono tutti stranieri, anche per risparmiare, almeno momentaneamente, sul doppiaggio. Certo fa uno strano effetto vedere un film italiano con i sottotitoli. E per colmo d’ironia veder campeggiare nei dialoghi sottotitolati la puntuale, plurizetata traduzione della parola più ricorrente: “fack”. È ovvio che sette ragazzi in gita non si esprimano come monsignor della Casa. Tanto più che presto scoprono come nei paraggi, siamo probabilmente nella ex Jugoslavia, giugno 1992, si aggirino tre brutti ceffi intenzionati ad allargare il loro museo degli orrori. Accogliendo, dopo cani, cinghiali e cervi, tutti opportunamente seviziati, anche qualche essere umano da fare in salmì. Ben gli sta ai sette fessacchiotti, quattro maschi e tre femmine, venuti a giocare alla guerra, con fucili ad aria compressa e tute mimetiche: ora devono difendersi da quel sadico trio di ex soldatacci, che ha appena minato la zona. Insomma, chi mastica cinema ha capito che siamo dalle parti di Un tranquillo weekend di paura e I guerrieri della palude silenziosa, per tacere di Dieci piccoli indiani della Christie. In effetti i protagonisti sono dieci, destinati a sparire dallo schermo con la stessa velocità con cui gli spettatori si dileguano dalla sala. Uno si becca una fucilata in petto e uno una freccia nel fianco, chi viene sgozzato e chi defunge per le troppe bastonate.

Se uno salta su una mina, un altro riceve una piccozza nel costato. Ce n’è per tutti i gusti. Tra continue urla di raccapriccio, che consentono un ulteriore risparmio: non hanno bisogno né di traduzione nè di sottotitoli.

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