Non basta Ibrahimovic, la Sampdoria frena subito la maratona di Mourinho

Lo svedese porta in vantaggio l’Inter (forse con l’aiuto di una mano), ma Delvecchio fissa il pari. Nerazzurri poco brillanti: Balotelli serviva prima. Blucerchiati più coraggiosi

Non basta Ibrahimovic, la Sampdoria 
frena subito la maratona di Mourinho

nostro inviato a Genova

Giusto così, l'Inter aspettava la magia di Ibra ed è arrivata, la Samp una prova di cuore e c'è stata. Hanno giocato alla pari, è uscita una bella partita, Mourinho avrà tempo di capire quanto siano caldi certi campi, ma una grande quando va in vantaggio lo tiene, anzi raddoppia. Alla mezz'ora la partita era girata tutta dalla parte della Sampdoria, molto Cassano ma anche tanto Stankevicius, Palombo, Sammarco, insomma quelli al tornio. L'Inter era partita forte e aveva divertito, palla che girava come dentro un flipper, toccata da tutti, spesso di prima, gira e rigira, la Samp ci capiva poco e Mazzarri urlava: va bene così, lasciateli lavorare, va bene così.
Aveva ragione lui, l'Inter lavorava sodo e non realizzava niente, da tutto quel fumo invece era uscito Cassano che al 6’ aveva calciato a modo suo, alto e a girare, nessun vero pericolo, ma intanto il primo tiro verso una delle due porte, ed era quella dell'Inter. Mourinho capisce che c'è dominio ma è sterile, deve inventarsi qualcosa, sposta Figo e Mancini di fascia, risultato zero, ci riproverà più volte, risultati sempre poco apprezzabili, meglio il brasiliano a sinistra e il portoghese a destra. Peraltro Figo sembra subito in debito, regge con la classe, ma sempre sul filo dello svenimento.
Comunque è la mezz'ora e la Samp sta guidando. È rimasta a guardare per 10 minuti buoni, poi pian piano ha messo fuori la testa, ha iniziato ad alzare la riga dei quattro dietro, poi ha preso in mano il centrocampo e adesso è l'Inter che deve coprirsi. Nessuna buona idea dalla panchina e allora Ibra si alza, gioca un uno-due con Mancini da spettacolo e sul ritorno del brasiliano stoppa di petto, forse con il braccio in aiuto, e lascia partire un diagonale preciso e lento, la palla saltella e si dirige sull'angolo opposto: mentre lo meritava meno, l'Inter va in vantaggio. E a questo punto lo difende anche benissimo. Non sembra ci sia possibilità per la Samp, l'Inter finora non le ha concesso nulla, anzi qualcosa sì: ha lasciato Balotelli in panchina, e non è una battuta.
Eppure Mazzarri ha visto la squadra crescere, e ha visto bene. La Samp non è bellissima da vedere, ma intanto è riuscita a non far giocare l'Inter, poi è cresciuta anche nella sua consapevolezza e, trascorso lo spavento iniziale, ha giocato alla pari più della metà del tempo. Davanti però è leggerina, se non attacca in massa non riesce a rendersi pericolosa. È con questi pensieri che Mazzarri si ripresenta per giocarsi il secondo tempo, deve portare più gente davanti, sfruttare l'abilità nel trattenere il pallone di Cassano per far salire la squadra. E così succede, la Samp non molla la palla, l'Inter gioca meglio, reclama un rigore di Gastaldello su Mancini dopo ennesimo sontuoso duetto con Ibra, ma altro non cava dal cilindro dello svedese. E così la Samp prende coraggio fino al meritato pareggio di Delvecchio che risolve una fagiolata interista in area fra il poco colpevole Maicon e il frenetico Franceschini. Delvecchio, colpevolmente solo, infila Julio Cesar in preda al panico. E non è finita, perché Mourinho qualche cambio lo effettua ma la Samp sullo slancio del pareggio raggiunto fa delle cose egregie, tiene l'Inter dentro la sua metà campo, le concede solo contropiedi sfilacciati e gasa i suoi tifosi che temevano il peggio.

A Moratti l'Inter è piaciuta e ha detto che Quaresma non serve. Sarebbe esagerato dire che a Mourinho è andata bene, ma alla vigilia profetizzando un punto dalla trasferta di Marassi aveva visto giusto. Forse sa qualcosa che non ci ha detto.

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