«Due debolezze non fanno una forza. È sbagliato
immaginare che la crisi demografica dell’Italia possa essere risolta con
l’afflusso massiccio di immigrati disperati», così ho risposto
all'amico Gianni Pittella, vicepresidente vicario del Parlamento Europeo
del Pd, intervenendo al convegno «La Primavera araba: incognite ed
opportunità», svoltosi sabato scorso a Lauria, in Basilicata, prima di
essere insignito del «Premio Mediterraneo».
Pittella, a cui va il merito del successo del
convegno a cui hanno partecipato il ministro dell'Educazione superiore e
della Ricerca scientifica della Giordania Wajih Owais, l'ambasciatore
del Marocco Hassan Abouyoub, il presidente dell'Università del
Mediterraneo Joseph Mifsud e l'antropologo tunisino Addouli Touhami, ha
rivolto un appassionato appello ad accogliere gli immigrati che arrivano
sulle carrette del mare dall'altra sponda del Mediterraneo il cui senso
è il seguente: «La politica del governo italiano è semplicemente
disastrosa. Come si fa a definire un rapporto con i popoli del
Mediterraneo mettendo un contatore a Lampedusa per quantificare coloro
che entrano? Cosa dovremmo fare? Lasciarli morire in mezzo al
mare? Noi abbiamo il dovere di accoglierli. In aggiunta al fatto che
l'Italia soffre di un basso tasso di natalità e facciamo sempre meno
figli, mentre loro hanno un alto tasso di natalità e coloro che arrivano
da noi sono prevalentemente giovani. Noi abbiamo bisogno dei loro
giovani e loro hanno bisogno di noi perché qui trovano il lavoro».
Ebbene innanzitutto l'Italia non deve in alcun modo
avallare e rendersi complice del traffico dei clandestini gestito dalla
criminalità organizzata che lucra sulla pelle di quei giovani
disperati, ciò che ci impone di contrastarlo fermamente per porvi fine, a
maggior ragione se esso ha già provocato la morte di migliaia di
persone i cui corpi giacciono nei fondali del Mediterraneo. Ma
soprattutto, ho risposto all'amico Pittella, che «due debolezze non
fanno una forza. La crisi demografica in Italia va risolta accrescendo
la natalità degli italiani, sostenendo la famiglia naturale e le madri
affinché siano messe nella condizione di poter scegliere di dedicarsi a
tempo pieno ai propri figli o comunque di accudirli, così come dobbiamo
aiutare i giovani affinché possano attraverso la stabilità lavorativa
diventare i protagonisti nella rigenerazione di nuova vita».
Per contro, per quanto concerne gli immigrati
disperati che si mettono nelle mani della criminalità organizzata
pagando a testa una cifra superiore ai mille euro, ho chiarito «che la
soluzione non è nell'afflusso massiccio, incontrollato e arbitrario in
Italia o in Europa. Noi siamo entrati in crisi per l'arrivo nel mese di
maggio di circa 25mila immigrati tunisini e africani, al punto da
scontrarci con la Francia che si era detta indisponibile ad accogliere
coloro che avevano espresso l'intenzione di recarvisi, e da denunciare
con toni ultimativi l'Unione Europea che predica bene e razzola male
chiedendoci di accogliere tutti indistintamente ma rifiutando di
corrispondere degli aiuti finanziari adeguati al costo effettivo
supportato dall'Italia. Ebbene se siamo entrati in crisi per 25mila
persone arrivate in un mese, cosa accadrebbe se ne arrivassero 250mila o
addirittura decine di milioni quanti sono effettivamente i disperati
sull'altra sponda del Mediterraneo che soffrono per le guerre in corso o
per le ingiustizie sociali?».
Accogliendo l'invito dell'amico Pittella a fare
delle proposte concrete per risolvere il problema, ho concluso
esprimendo la convinzione che «l'unica soluzione realistica, saggia e
lungimirante è che noi italiani ed europei andiamo in quei Paesi per
aiutarli a migliorare le loro condizioni economiche, affinché quei
giovani disperati possano scegliere di vivere dignitosamente a casa
loro. La proposta concreta che avanzo è di favorire l'accesso e la
diffusione del microcredito che emancipi quei giovani trasformandoli da
disoccupati in micro-imprenditori e protagonisti dello sviluppo dei loro
popoli.
Solo così si costituirà per la prima volta nella
loro storia il ceto medio, che consentirà l'affermazione di un'autentica
democrazia sostanziale che, a sua volta, garantirà finalmente una pace
vera tra i popoli del Mediterraneo».
Diversamente, qualora noi non dovessimo investire
per la crescita della natalità degli italiani e dovessimo accogliere
indistintamente i giovani immigrati disperati e sfruttati dalla
criminalità organizzata, l'Italia finirebbe per scomparire come nazione e
come civiltà e ci ritroveremmo ad essere invasi e sottomessi da una
maggioranza che, considerando la realtà delle altre sponde del
Mediterraneo, sarà islamica. Ebbene se ai cultori del multiculturalismo
che hanno eretto l'immigrazionismo come il nuovo dio da adorare, è del
tutto indifferente se l'Italia sarà abitata da una maggioranza di
italiani di fede o comunque con una identità cristiana, oppure da una
maggioranza di immigrati di fede islamica, per me non è affatto la
stessa cosa.
Io sono assolutamente contrario alla prospettiva
che la nostra Italia sia invasa dagli immigrati e sia sottomessa
all'islam.
Ecco perché considero che la vera emergenza sociale e civile
sia il forte sostegno alla crescita della natalità degli italiani,
affinché possiamo salvaguardare la nostra nazione e far primeggiare la
nostra civiltà.
Solo se saremo forti come nazione e come civiltà
potremo continuare ad accogliere amorevolmente gli immigrati,
continuando ad essere pienamente noi stessi a casa nostra.
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