Cultura e Spettacoli

Non ci sono pasti gratis

La settimana scorsa ho scritto che bisognerebbe far pagare un biglietto d’ingresso per visitare piazza dei Miracoli a Pisa. L’idea non piace ad alcuni lettori di questo giornale, i quali protestano che le piazze sono di tutti e non è giusto pagare alcun ticket. Scrive per esempio il signor Giorgio Valli: «Mantenere pulita e in ordine una piazza rientra nei normali doveri di ogni comune. Inoltre, lo stupore e la gioia per il gratuito splendore della piazza verrebbe mortificato dal box-office e dall’operazione di pagamento del ticket».
Caro signor Valli, rispondo a lei perché le sue argomentazioni riassumono le obiezioni di altri lettori «scettici», i quali si chiedono se allora bisognerà pagare anche per entrare in piazza Navona a Roma o il piazza del Duomo a Milano.
La mia era chiaramente una provocazione lanciata con lo scopo di porre un problema: come tutelare il nostro patrimonio artistico, uno dei più ingenti del mondo? Ognuno avrà le sue ricette. Ma deve essere chiaro a tutti che prevenire, proteggere e restaurare ha un prezzo. «Non ci sono pasti gratis», diceva Milton Friedman, uno dei grandi maestri del liberalismo. Quindi, inutile fingere che ci siano piazze gratis. Qualcuno paga per tenerle pulite, per prevenire atti di vandalismo, perché il solito maniaco non prenda a martellate i piedi del Nettuno in piazza della Signoria.
E allora chiediamoci: chi deve pagare? È meglio che siano i singoli utenti del bello (i turisti) oppure che sia la collettività ad accollarsi questi oneri? Il restauro di una facciata rinascimentale costa qualche soldo in più delle ramazze dei netturbini. E fingere che la bellezza sia gratis è solo demagogia.
Lungi da me l’idea di proporre soluzioni amministrative o burocratiche, però ricordo il precedente del Giardino di Boboli a Firenze, dove è stato introdotto un ticket prima osteggiato e ora benedetto dagli stessi fiorentini che con un semplice tesserino entrano (loro, i residenti) in un parco finalmente mantenuto come Dio comanda con i soldi che i turisti (solo loro, i turisti) pagano per entrarvi. È demagogia questa? Non mi sembra.
Comunque, a tutti quanti hanno a cuore questi temi caldeggio la lettura degli scritti sull’ambiente, la città e il paesaggio di Leonardo Borgese raccolti in volume da Rizzoli sotto il titolo: L’Italia rovinata dagli italiani (pagg. 341, euro 19), che fu tra i pionieri dell’ambientalismo e come critico d’arte del Corriere della Sera dal 1946 al 1970 combattè una vera crociata per salvare le bellezze artistiche, architettoniche e paesaggistiche d’Italia. Demagogico anche lui?
caterina.

soffici@ilgiornale.it

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