«Non conosco la cricca, Guido è innocente»

Indagando sui legami fra Anemone e i Servizi, sugli appalti vinti dal gruppo in più strutture del Sisde (su tutti la sede di Piazza Zama a Roma), sulle case degli enti amici elargite ai funzionari dell’intelligence, sulle talpe fidate interne agli uffici degli 007, sulle schede telefoniche criptate in uso agli indagati, sul cognato di Anemone assunto al Sismi, insomma, spulciando nel mondo sommerso e inaccessibile degli agenti segreti, incidentalmente spunta Bertolaso. Ma non Guido, il capo della Protezione civile sempre più in difficoltà per i suoi inopportuni rapporti con l’imprenditore della “cricca” arrestato nell’inchiesta sui Grandi Eventi (dai 25mila euro alla moglie per i lavori di giardinaggio al centro sportivo fino agli interventi di ristrutturazione nella sua casa romana ai Parioli). Si tratta in realtà di Antonio, il fratello, stimato colonnello dell’Aeronautica, dal 2003 in forza ai servizi segreti militari dopo un periodo trascorso al Cai (la flotta dei velivoli di Stato gestita dall’intelligence) e il successivo passaggio a Forte Braschi prima di approdare, sotto la gestione dell’ammiraglio Branciforte, ad un incarico di prestigio in uno dei posti più caldi, e più scomodi, dell’area mediorientale. Sul fratello di San Guido, ovviamente, non è emerso alcunché. E se il nome di Antonio Bertolaso è saltato fuori è solo perché a margine di accertamenti incrociati sulle attività di Anemome e Balducci, e sui rapporti con il più noto dei Bertolaso, il riferimento marginale al parente 007 ha fatto sobbalzare gli investigatori, certamente influenzati da quanto sta emergendo sul ruolo dell’intelligence nelle vicende del G8 su cui anche il Copasir ha chiesto chiarimenti al Dis (l’ex Cesis) in merito «a procedure di acquisizioni di beni e servizi e sui lavori realizzati nelle strutture di competenza di Dis, Aise (ex Sismi, ndr) ed Aisi (ex Sisde, ndr)». Ieri mattina abbiamo rintracciato il Bertolaso 007 in un ufficio diplomatico italiano dall’altra parte del pianeta. Questo il botta e risposta col Giornale.
Pronto, Colonnello… ci perdoni.
«Sì… chi parla?».
È il Giornale... solo alcune domande.
(silenzio…)
Volevamo sapere...
«Per ovvi motivi di riservatezza non posso parlare con nessuno, tantomeno con i giornalisti».
Certo. Ma ha saputo, ovviamente, dell’inchiesta che riguarda suo fratello. Che cosa ne pensa?
«Penso che sarebbe anche ora che Guido venga lasciato in pace. Mio fratello ha fatto sempre il suo dovere onestamente, e direi anche in modo egregio. I fatti gli daranno ragione, vedrete».
Lei conosceva l’imprenditore Diego Anemone?
«Non conosco questo imprenditore di nome Diego Anemone. Lo conosco per quello che, di tanto in tanto, riesco a sapere guardando la televisione italiana. L’ho conosciuto attraverso le falsità su mio fratello che rimbalzano dai tg e dai mass media che anche qui ogni tanto riesco a vedere o a leggere».


E altri coindagati di suo fratello li ha conosciuti?
«Nessuno. Non conosco nessuno»
Come pensa che andrà a finire questa vicenda giudiziaria?
«Io dubbi non ne ho. Guido uscirà a testa alta, ne sono sicuro, anzi sicurissimo. Arrivederci».

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