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«Non conosco l’Inno ma il bronzo è per l’Italia»

«Prima manche sbagliata, poi Zoeggeler ci ha dato un consiglio»

Paolo Marchi

nostro inviato a Cesana

Dall’oro di Zoeggeler domenica al bronzo ieri della coppia Plankensteiner–Haselrieder, lo slittino e l’Alto Adige si confermano una miniera inesauribile di soddisfazioni per lo sport azzurro che al termine di un pomeriggio difficile ha trovato la quarta medaglia olimpica, un terzo posto in rimonta dopo una prima manche appena discreta (quinto parziale), costellata di alcune sbavature, ancora più evidenti nell’altro equipaggio tricolore, quello formato da Oberstolz-Gruber, quinto assoluto ma appena nono a metà gara.
Nella giornata d’oro degli austriaci Andreas e Wolfgang Linger, due cugini di rispettivamente 25 e 24 anni ancora da compiere, e in quella d’argento dei tedeschi Florschuetz-Wustlich, un’Italia che si era persa nella prima manche, si è ritrovata nella seconda, corsa con tutta altra sicurezza in un pomeriggio che, secondo copione, ha visto le serie costellate di incidenti, soprattutto nella discesa iniziale. La caduta più drammatica quella degli ucraini Zherebetskyy-Yazvinkyy, ultimi a partire e completamente fuori assetto all’entrata della curva numero 18, la penultima: sono schizzati all’insù andando a sbattere contro il cordolo di protezione e ricadendo in basso con violenza tanto da rompere il mezzo e perdere un pattino. Ha avuto la peggio Yazvinkyy, rimasto incosciente a terra mentre il compagno si rialzava come tutti gli altri disarcionati prima di loro. Gli addetti alla pista abbassavano subito i tendaggi e distendevano dei teloni laterali perché nessuno potesse vedere l’intervento dei medici. Disperazione nella delegazione ucraina, tutti a temere il peggio. Trasportato nel centro medico della pista, riprendeva presto conoscenza e, trascorsa un’abbondante ora, il successivo ricovero all’ospedale di Pinerolo per verificare le condizioni dopo il trauma cranico.
Questa è una pista dura, che non perdona l’errore. Oltre a equipaggi di seconda fila, ieri sono andati in crisi anche i campioni olimpici del 2002 a Salt Lake City, i tedeschi Leitner-Resch, con gli statunitensi Grimmette-Martin, argento nel paese dei mormoni, addirittura a gambe all’aria. Non solo: qui, uno dei due cugini Linger, Wolfgang, si fratturò una caviglia nel gennaio del 2005, quando la prova venne cancellata per troppi incidenti (in coma il brasiliano Renato Mizoguchi). Sotto accusa in particolare la curva 18, che venne ripensata e rifatta, senza per questo diventare di totale sicurezza. Al confronto, gli errori commessi dagli azzurri sono risultati veniali, tali da compromettere l’oro, ma lasciando loro in corsa per il bronzo. Oberstolz-Gruber, grazie al miglior tempo, risalivano dal nono al quinto posto, mentre Plankensteiner-Haselrieder dal sesto al terzo, con conseguente assegno del Coni di 40mila euro a testa. Ha detto Planken: «Dopo la prima prova ero incazzato con me perché avevo commesso tanti errori, ma adesso questa medaglia mi ripaga di un’attesa durata 12 anni». Gli ha fatto eco Hasel: «Nell’intervallo ci ha avvicinato Zoeggeler che ci ha detto solo una cosa: di scendere come in allenamento che sarebbe andata bene. Ci ha rasserenato e così è stato. Armin è il più grande di noi».
Dei due, entrambi guardie forestali, Plankensteiner è il timidone, è di Vipiteno, compirà 35 anni ad aprile e purtroppo per una giornalista che se lo pappava con gli occhi, è fidanzato. Haselrieder, 35 ad agosto, arriva da Fiè, sposato con Doris, ha una bimba di 7 anni, Nora. È il burlone della compagnia, sempre pronto a scherzare: «Siamo alla terza olimpiade: sesti, settimi e terzi». Infine Plankensteiner al quale qualcuno, sfruttando il fatto che la sua madre lingua è il tedesco e certo non l’italiano, chiede dell’Inno di Mameli: se fosse stato oro, lo avrebbe cantato? Risposta: «Non conosco questa canzone, ma io e Oswald siamo italiani, contenti per noi e per l’Italia di avere vinto questo bronzo che ci teniamo stretti». E più tardi, a scanso di ulteriori equivoci: «Chiedo scusa se ho ingenerato un malinteso. Non era mia intenzione né disconoscere l'Inno né affermare che si tratta di una semplice canzone popolare.

Il malinteso nasce dal fatto che, in italiano, la mia proprietà di linguaggio non è perfetta».

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