Cronaca locale

Non difendiamo le piccole patrie

Partito unico e nuova classe dirigente. La doppia scommessa di Silvio Berlusconi ha provocato, in Forza Italia, ben più di qualche increspatura. All'ansia per la perdita di consenso, si è sommata la preoccupazione per il futuro del partito azzurro e l'incertezza dei potentati locali. Con un fiorire di iniziative che hanno avuto in Lombardia il loro epicentro. Inevitabile. Perché Milano è la culla del movimento berlusconiano, e perché alle fibrillazioni nazionali si è unita l'ulteriore variabile dei rapporti spesso difficoltosi dell'area laica e riformista con i politici, Roberto Formigoni in primis, che fanno riferimento all'esperienza di Comunione e Liberazione. Tra pronunciamenti in difesa dello «spirito del 94» e tentativi di mettere le mani avanti sul futuro partito unico, tra risvegli laici e atti di fede nel Governatore, il rischio è ripercorrere la sindrome del «si salvi chi può» del biennio 1992-1994.
La prima. Silvio Berlusconi ha preso atto che Forza Italia, così come è, non va. E se si imballa Forza Italia, si imballa anche la Casa delle Libertà. Dunque, il cuore va gettato oltre l'ostacolo. Via, dunque, a un grande progetto di aggregazione tra Fi, An, Udc. E se la difesa delle piccole patrie dovesse farlo fallire, via comunque a un nuovo soggetto che recuperi le ragioni fondative dell'esperienza azzurra e riapra le porte e le finestre rimaste troppo spesso serrate del partito. Per guidare questa fase, nulla di meglio che una nuova classe dirigente. Giovane, ma con esperienza amministrativa, con passione e che ha mostrato sul campo di avere capacità e consenso elettorale.
Micaela Biancofiore, che ha ricostruito in Trentino da zero gli azzurri e ha consentito alla Cdl di espugnare Bolzano è stata l'apripista. In Lazio, il compito di mettere ordine spetta a Beatrice Lorenzin. In Lombardia, tocca a Mariastella Gelmini, con le sue 17.453 preferenze conquistate a Brescia. Occorre recuperare la sintesi tra le culture laiche, cattoliche, riformiste senza fare delle appartenenze carte da giocare sul tavolo (sempre perdente) dei posti. Occorre rintracciare tutti coloro che si sono allontanati dal movimento azzurro. Occorre riannodare i fili di un rapporto interrotto col territorio e con le categorie professionali. Occorre aiutare Mariastella Gelmini a scommettere sul futuro. Altrimenti, la culla degli azzurri rischia di tramutarsi in una malinconica tomba.

Col corteo funebre destinato a partire da Palazzo Marino.
*Segretario Generale Giovani Amministratori di Forza Italia

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