«Non esistono più grandi storie d’amore» Ma è proprio vero?

Caro direttore,
ho appena finito di leggere un libro molto interessante, Malafemmena (scritto da Liliana De Curtis e Matilde Amorosi). Il volume racconta, con episodi anche inediti, il tormentato amore che ha legato il grande Totò a sua moglie Diana Rogliani. Un amore passionale, per certi versi folle, che ha finito per stravolgere entrambi fino all'inevitabile rottura. Totò, gelosissimo, alternava gesti di grande romanticismo e passione a momenti di altrettanta freddezza. Diana, invece, ha sempre cercato di tenersi stretto il suo Antonio, consapevole che, pur con i suoi difetti, era l'unico uomo capace di amarla nel senso più ampio del termine. Una relazione che mi ha sconvolto e che ho un po' invidiato. È vero che anche il loro matrimonio finì ma, come ricordano le due autrici (una delle quali, Liliana, è la figlia della coppia), fu talmente grande da alimentare anche parte della loro vecchiaia come accadde a Diana. Mi ha colpito, infatti, leggere di come la donna, negli ultimi anni (dopo la morte di Totò), rispolverasse i vestiti che indossava per lui, di come gli scrivesse ancora lettere e biglietti d'amore sul suo diario, di come anelasse ricongiungersi a lui nell'aldilà rendendosi conto che la vita, senza il suo Antonio, non era nulla. L'amarezza è che, al giorno d'oggi, questi grandi amori, quasi da letteratura, non esistono più. Ci si prende e ci si lascia con la stessa frequenza delle corse in metropolitana. I grandi sentimenti? Relegati nel dimenticatoio, in un angolo del passato insieme alle pubblicità del Carosello. Gli attori di oggi si fidanzano solo per una copertina su un giornale scandalistico o per una comparsata in una trasmissione pomeridiana. Caro Direttore, me la presta una bella macchina del tempo per volare indietro, mica di tanto, ma almeno di una sessantina d'anni?

Ehi, cara Laura, mi ha scambiato per donna Letizia? La posta del cuore? Mi costringe a pensare davvero alle cose serie, dopo tante discettare di nomine Rai e dialogo fra le forze politiche? Per altro ho sempre un po’ di sospetto per le lettere che finiscono chiedendo un salto nel passato. Nel passato è sempre tutto bello, ma solo perché la memoria è un filtro straordinario, un manto che tutto ricopre e trasforma. Lei è sicura, per esempio, che una volta gli attori non si fidanzassero per le copertine dei settimanali? E lei è sicura che oggi non esistano più grandi storie d’amore? Io penso che ce ne siano tantissime, anche fra i nostri lettori. Fra l’altro, pur non essendo donna Letizia, mi piacerebbe se qualcuno avesse voglia di raccontarla. E i ragazzi? Davvero pensa che le passioni e i sentimenti cambino al tempo di Internet? Davvero pensa che il cuore palpiti a ritmi diversi causa overdose di byte? Non sono donna Letizia, cara Laura, ma sono sicuro che sotto i jeans a vita bassa e il piercing all’ombelico ci siano le stesse emozioni, gli stessi entusiasmi, le stesse delusioni di una volta. Cambiano i vestiti, cambiano gli atteggiamenti, cambiano le mode e le abitudini, cambia tutto quello che circonda l’amore. Ma l’amore no. Non cambia. E le grandi storie, i grandi sentimenti, vivono oggi come ieri. L’altro giorno per esempio ho visto che mia figlia studiava Petrarca. Mi sono avvicinato. Abbiamo letto qualche sonetto insieme.

«Mi piace questo tipo qui», mi ha detto. Le brillavano gli occhi. E io sono sicuro che, leggendo, provava le stesse cose che ho provato quando li leggevo io al liceo. Più o meno le stesse cose che provavano sette secoli fa.

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