«Non facciamo il gioco di razzisti e antisemiti»

Ministro Andrea Ronchi, i prodotti israeliani spariscono dagli scaffali di Coop e Conad. È o no un boicottaggio?
«Voglio lasciare il beneficio della buona fede. Ma quello che sta accadendo si inserisce in un quadro più ampio. I grandi soggetti della distribuzione devono sapere che è in corso un boicottaggio dell’Anp (Autorità nazionale palestinese, ndr) che mira a impedire la vendita dei prodotti israeliani».
Le cooperative italiane sostengono che il loro non è boicottaggio (vietato in Italia, ndr) ma che le etichette delle merci provenienti dai Territori non specificano la provenienza. Un pretesto?
«Io credo che in Italia ci sia stata superficialità su questa vicenda, le strutture distributive devono stare attente a non cadere nella trappola».
Che trappola?
«Quella di chi intende allargare la politica del boicottaggio palestinese e cavalca il condizionamento psicologico indiretto per cui tutto ciò che viene da Israele è guardato con diffidenza».
E la questione della tracciabilità delle etichette?
«Il rispetto delle regole e delle direttive europee deve essere assoluto. Ma stiamo attenti a non appigliarci a cavilli e fare il gioco di chi cavalca l’atteggiamento anti israeliano».
Non è la prima volta che in Italia si attuano iniziative del genere. Lei già in passato aveva criticato questa linea.
«Nel febbraio dell’anno scorso un centinaio di soci Coop di Firenze sottoscrisse una lettera per sapere quali fossero gli articoli di produzione israeliana in commercio. E poco prima era scattata la proposta di boicottaggio dei negozi degli ebrei romani dopo i bombardamenti a Gaza».
Il consumatore non ha diritto di esercitare una scelta per lanciare un segnale?
«Non credo ci possa essere una persona con un minimo di sensibilità democratica pronta a rifiutare un negozio o un prodotto solo perché israeliano. Sono follie antistoriche e razziste».
Razzismo dunque?
«Farei una distinzione. Le cooperative per superficialità non si sono rese conto del pressing che hanno subìto e che ha una matrice più lontana. Prendo atto della presa di posizione della Conad, per esempio, che ha negato qualsiasi forma di boicottaggio. Ma se guardiamo fuori dal nostro Paese l’atteggiamento anti israeliano è diffuso».
È una vecchia storia che si ripete dunque?
«È così, pensi a quando andammo in Israele con Berlusconi per il bilaterale e si ipotizzò l’inizio di un percorso al cui termine ci fosse l’entrata di Israele nell’Unione europea. Subito si alzarono i primi no».


Perché secondo lei?
«Perché c’è ancora una parte della cultura europea sconfitta dalla storia e dai numeri che legge le vicende del Medio Oriente con la lente deformata dall’antisionismo».
Che fare per combatterla?
«Alzare l’asticella dell’attenzionalità, dell’emarginazione dei violenti, di destra e di sinistra, perché la questione dell’antirazzismo deve essere una pietra miliare».

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