Erika Falone
Non possiamo pignorare la macchina? Pazienza, ci teniamo un quinto della pensione di invalidità. Questo quello che si è sentito dire il signor Placido Maio dalla Gest Line, società di recupero crediti, per bollette non pagate.
Il signor Maio ha 63 anni. E una vecchiaia da passare in casa, fermo su una carrozzina. Una storia quasi banale. Che lo è un po' meno quando si inizia a scoprire che il signore in questione su quella carrozzina c'è perché gli sono state amputate entrambe le gambe. E che in quella casa in Largo Merlo c'è perché paga un affitto (450 euro) che gli porta via due terzi della pensione di invalidità.
Seicentottanta e rotti euro, con i quali, oltre al signor Placido, devono mantenersi anche la moglie, inferma mentale, e la figlia, che grava nelle stesse condizioni. Anche lei riceve un assegno di sostentamento: 200 euro al mese. Una famiglia abbandonata a se stessa dalle istituzioni, anche se la moglie risulta seguita dall'istituto Doria.
«Ma io non ho bisogno di aiuto secondo loro? - dice Placido - Assistenti sociali, cure. Nessuno sa come viviamo in questa casa». I soldi non bastano mai, ed ecco così che alcune bollette non vengono pagate. Per riscuotere le tasse, la Gest Line, società di recupero crediti, decide di pignorare la macchina di Placido. Ma è la macchina di un disabile, quindi non può essere prelevata dalla Gest Line. Che, allora, dispone di trattenere direttamente un quinto della pensione che lo Stato gli passa ogni mese.
La vettura in questione, una vecchia Fiat Uno, è l'unico mezzo che Placido ha per vedere il suo secondo figlio, ricoverato per autismo in una clinica a Pinerolo, in Piemonte. «Quando sono stato operato e mi hanno amputato tutte e due le gambe, sapevo di non poter più guidare e quindi non potevo andare a trovare mio figlio. Piangevo ogni notte - ricorda Placido -, pensando che non l'avrei mai più rivisto». Un amico meccanico, invece, ha modificato la vecchia Uno, in modo che possa essere guidata anche da Placido.
Una volta al mese, il fidanzato della figlia, Massimo, prende sulle spalle il signor Maio per portarlo nel portone: i quattro vani in cui abita sono al quarto piano. L'ascensore c'è, ma lui, disabile, non lo può utilizzare perché al momento della sua costruzione il proprietario dellappartamento non ha pagato la quota di partecipazione ai lavori. Al piano terra, un'ambulanza (50 euro per averla chiamata) lo aspetta per portarlo alla macchina, parcheggiata pochi metri più in là. Al ritorno da Pinerolo, la trafila si ripete.
Tra le carte sul tavolo della cucina, anche una serie di pagamenti non effettuati per un totale di circa 59mila euro. Che risalgono al 2002, quando è iniziata la lunga malattia di Placido, che ha poi portato all'amputazione di entrambi gli arti inferiori. E quando, in casa, non c'era nessuno che fosse in grado di pagare quelle tasse.
Laddove sono assenti le istituzioni, si fa sentire la solidarietà fra le persone. Già ad agosto un amico del signor Maio aveva scritto a diversi responsabili di distretti sociali. Le assistenti sociali della Asl 3 di via Bracelli, convocate anche per valutare le condizioni igienico sanitarie dello stabile, hanno già effettuato un sopralluogo. Ma, da agosto, nessuno ha ancora fatto niente. «Non chiedo molto - dice Placido -, solo di essere aiutato ad uscire una volta alla settimana. Sono prigioniero in casa mia».
Intanto le bollette sono lì che aspettano di essere pagate. Del caso si è interessato anche il senatore Egidio Pedrini che ha informato il gabinetto del sindaco di Genova, inviando una nota scritta. Anche questa non ha avuto risposta alcuna. «La domanda è - si chiede il senatore -: quanti Maio Placido ci sono nel nostro paese?». E la risposta, purtroppo, è: non pochi. Storie di uomini dimenticati dalla società, dalla politica, dalle istituzioni. Ombre che non dovrebbero esserci, che molti si ostinano a non voler vedere. Il signor Maio ha fatto anche richiesta all'Istituto Case Popolari per l'assegnazione di un alloggio. Brutte notizie: Placido risulta settantesimo in graduatoria.
Ma la speranza è l'ultima a morire. E anche in casa Maio, in un povero presepe, i pastori aspettano l'arrivo del Bambino. E, con Lui, di qualche aiuto concreto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.