«Non ho mai preso l’aereo per bombardare il Kossovo»

«Non ho mai preso l’aereo  per bombardare il Kossovo»

A proposito dell'articolo pubblicato martedì 14 marzo, dal titolo «Forcieri, il diessino che negli Usa vota Berlusconi», vorrei innanzitutto ringraziarvi per l'attenzione e lo spazio che avete voluto concedermi. Ma su un passaggio di quel pezzo, vorrei replicare per smentire quella che mi sembra veramente una leggenda metropolitana.
Cioè l'affermazione che mi attribuite e che avrei fatto nei giorni dell'intervento Nato in Kossovo: «Ci vado io a bombardare. Mettetemi sull'aereo che ho già la tuta addosso…». Una frase del genere non l'ho mai né pronunciata, né tantomeno pensata, ed è quanto di più lontano dalla mia sensibilità, cultura e formazione politica. Nei giorni drammatici dell'intervento in Kossovo ricordo la determinazione mia e di molti colleghi nel voto parlamentare per autorizzare la missione e fermare così il genocidio in atto. Tutti ricordiamo le atrocità e le violenze del regime di Milosevic contro le popolazioni musulmane kossovare. L'intervento militare fu allora necessario per contrastare una catastrofe umanitaria nel cuore dell'Europa, a pochi chilometri di distanza dal nostro paese.
Non avevamo interessi petroliferi o di altra natura da difendere in quell'area. È altrettanto vero che io e molti altri colleghi attraversammo una vera e propria crisi di coscienza quando iniziarono i bombardamenti su Belgrado. Le drammatiche immagini di una capitale europea sotto il fuoco proveniente da altri paesi europei ci fecero attraversare momenti di profondo sconforto, di conflitto interiore, l'angoscia di aver riprodotto uno scenario da seconda guerra mondiale.
Questa è stata la mia e nostra esperienza quando, come parlamentari del centro sinistra, ci siamo assunti la responsabilità politica di una scelta non facile e drammatica. Non si è comunque trattato di un salto nel buio, ma di una scelta politicamente e responsabilmente giusta, che ha innescato un autentico processo di trasformazione e transizione democratica nei Balcani, dove oggi, anche grazie a quell'intervento, sono nati dei paesi democratici, e la comunità internazionale è presente con tutte le principali organizzazioni internazionali e dà un contributo fondamentale al processo di consolidamento democratico, di sviluppo e di integrazione europea degli stati e dei popoli della ex Jugoslavia.



Che di leggenda si trattasse lo avevamo scritto, testualmente, noi stessi.

È comprensibile, invece - e per questo ci sentiamo affettuosamente solidali col Senatore - che alcuni suoi compagni di partito (non i nostri lettori) abbiano interpretato male. A loro, pertanto, giriamo volentieri la garbata, quanto superflua precisazione.
FeR

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