NON PERDIAMOCI DI VISTA

Ormai, potrei fare il «copia-incolla» degli articoli precedenti. Perchè le parole per ringraziarvi del calore con cui avete sposato l’ipotesi di mia candidatura a sindaco di Genova - mia, ovviamente, per quello che rappresenta la straordinaria esperienza di questo Giornale di Genova e della Liguria - ormai le ho esaurite tutte.
Ogni giorno le vostre lettere, che state leggendo su queste pagine, trasudano sempre più affetto. Le vostre telefonate pure. A me non resta che ringraziare tutti voi, sperando di non scontentare nessuno con la mia scelta, sempre più decisa, di non accettare. E, fra i ringraziamenti, ci metto quelli per le forze politiche che - pur sapendo che non mi metterei mai una canottiera di partito e che non abdicherei mai alla mia libertà intellettuale - mi hanno chiesto di pensarci e ripensarci. Da Sandro Biasotti, che non ringrazierò mai abbastanza perchè l’intuizione della candidatura (al netto di voi lettori), è stata sua, a Gianni Plinio ed altri esponenti Alleanza Nazionale, fino a Matteo Marcenaro, consigliere regionale dell’Udc, partito a cui non ho lesinato critiche in passato, che ha dimostrato di crederci a fondo.
Li ringrazio, comunque, per aver creduto - loro - che è possibile pensare a un’altra Genova. Per averci messo la faccia e la speranza. Per aver pensato che un Giornale libero può essere il miglior modo di costruire una Genova nuova. Pensate a Biasotti: da queste colonne l’ho spesso criticato, a volte in modo feroce. E a volte l’hanno fatto i nostri lettori, nelle loro lettere. Altri, al posto di Sandro - a volte nemmeno esponenti di primo piano della Casa, magari gente che ha votato una volta, per sbaglio, il centrodestra, pronta a ripassare dall’altra parte appena convenisse - avrebbero minacciato fuoco e fiamme, ricorsi a vertici nazionali, se non all’Onu, per tapparci la bocca. Lui ha preso le critiche, se le è portate a casa, ne ha fatto tesoro ed è cresciuto moltissimo. Temprato dalla sconfitta, che gli ha fatto davvero bene. Meno alla Liguria, certo. Ma questa è un’altra storia.
Del resto, come vi ho spiegato a più riprese, quello che stiamo facendo è troppo importante. Queste pagine di Genova e della Liguria sono in crescita, a tratti impressionante, di copie; di raccolta pubblicitaria; di credibilità e rispetto bipartisan; di affetto fra i lettori. Ma questo, come si direbbe a Roma, «chevelodicoaffà», visto che i protagonisti siete voi.
E proprio qui sta la nostra scommessa: di costruire qualcosa di importante proprio a partire da questo lavoro, proprio a partire da queste pagine capaci di non guardare in faccia a nessuno e che, anche in occasione della prossima campagna elettorale, giudicheranno solo sulla base dei programmi e dei candidati. Non solo delle appartenenze.
Saremo sindaci, stavolta per davvero, anche da queste pagine. Cercando di far fruttare tutto il credito che ci concedete e di meritarcelo. Cercando di continuare la nostra opera di allargamento dei nostri confini: queste pagine, questo Giornale, se lo conosci lo cerchi. Perchè sai che ci troverai tutto quello che scrivono gli altri; quello che conta, intendo. E ci troverai soprattutto quello che gli altri non scrivono.
Questa esperienza di candidatura mia e del Giornale a sindaco di Genova non deve essere assolutamente dispersa.

Ma anzi, su questa, dobbiamo scrivere una nuova storia per questa città e per questa regione. A volte, è meglio fare un passo indietro oggi, per farne due in avanti domani. É Lenin, ma vale anche per Genova.
Non perdiamoci di vista.

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