Guido Mattioni
da Milano
«Il Paese è immobile, sembra non essere in grado di decidere su nulla». Liquidati in breve i convenevoli e la doverosa galanteria per salutare linsediamento di Diana Bracco alla presidenza di Assolombarda, Luca Cordero di Montezemolo cambia tono e apre il cahier des doléances. Pessimista agli occhi degli uni, realista a quelli degli altri. Tantè. «Dal punto di vista economico non solo non cresciamo, ma siamo in recessione, con un andamento negativo del Pil, nel quarto trimestre 2004 (- 0,4%) e nel primo del 2005 (-0,5%)», dettaglia. «Le previsioni negative si sono purtroppo avverate - aggiunge -. Non ci eravamo ahimè sbagliati a lanciare lallarme e a chiedere di mettere leconomia al centro di ogni scelta strategica. Non siamo stati ascoltati - è la sua lamentela - e si è perso troppo tempo prezioso».
Ad ascoltarlo, oltre al gotha dellindustria, ci sono due ministri (Lucio Stanca e Mirko Tremaglia, rispettivamente per lInnovazione e per gli Italiani nel mondo) e un sottosegretario (Maurizio Sacconi, al Welfare). Ma è chiaramente al più alto in grado ieri a Milano, il vicepresidente del Consiglio Giulio Tremonti - prima di lui al microfono nellordine degli interventi - che Montezemolo sembra volersi indirizzare. Al punto da rivolgersi più volte a lui - con il titolo di «Professore» - apportando evidenti modifiche al testo del suo intervento.
Dopo aver lamentato che «anche la produzione industriale segna il passo e ristagna ormai da quattro anni», il presidente della Ferrari sottolinea tuttavia «come anche un governo di fine legislatura ha la possibilità di fare cose importanti per il Paese». Pare una tregua, ma è breve. Perché subito dopo aver premesso che «non è questo il luogo per fare polemiche», laffondo invece arriva. E riguarda il mancato taglio dellIrap. «Cerano impegni pubblici, forti e autorevoli e la necessità di restituire alle imprese un contesto più favorevole alla competizione internazionale - ricorda il numero uno di Confindustria -. Ciò che è accaduto è sotto gli occhi di tutti. Vi sembra la strada per la crescita e il rilancio degli investimenti produttivi?».
A preoccupare Montezemolo è la velocità di reazione «perché i tempi delleconomia globale sono molto più veloci di quelli della politica». Ed è infatti lei - la politica - la grande accusata. «Mentre abbiamo bisogno di decisioni, spesso né facili né popolari, siamo di fronte a un anno di campagna elettorale, con il rischio che prevalga una situazione non da semestre ma ahimè da anno bianco. In queste condizioni - si preoccupa il leader degli industriali - un anno così non possiamo permettercelo».
Ma prima di concludere, rivolto al Paese, ricordando che «noi siamo qui per fare la nostra parte», Montezemolo lancia un altro «messaggio» a Palazzo Chigi.
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